I VESTITI DI BABBO NATALE


I vestiti di Babbo Natale
Come ogni anno in dicembre, Babbo Natale si prepara. La notte del 24 avrà un gran daffare e tutto deve essere perfetto. Controlla gli indirizzi della sua lista infinita, riconta i pacchi già preparati e quelli ancora da preparare.
Attorno a lui c’è un corri corri generale, nessuno si ferma. Tutti hanno mille cose da fare. Ma la mattina del 23 dicembre, quando si alza dal letto e apre l’armadio per indossare il suo famoso vestito rosso… aiuto, aiuto, il vestito è sparito.
Babbo Natale corre in mutande giù per le scale urlando ai suoi folletti:
-Che disastro, il vestito non è pronto, non è pronto, come avete potuto dimenticare il mio vestito. Non posso partire senza vestito rosso.
Babbo Natale guarda in ogni stanza della casa e tutti lo osservano passare: corre come il vento di una tromba d’aria. Il vestito è sparito.
- Non lo trovo, non lo trovo… - alla fine, stanco e affannato, perde la speranza e si butta su una poltrona nel centro del laboratorio. Tutti i suoi aiutanti lo guardano senza saper che cosa dire. Finalmente il più anziano di loro si fa coraggio:
- Potreste partire con un altro vestito, anzi vi converrebbe infilarvelo subito, se non volete prendervi un raffreddore, non scordate che siamo in pieno inverno!
- Ma che dici, Galdino, mi stupisco di te! Non posso andare a consegnare i regali con un altro vestito, nessuno mi riconoscerà! – e dopo un lungo sospiro aggiunge – dovrete cucirmene un altro, rosso, morbido, e con il pelo bianco. Forza al lavoro, avete pochissimo tempo.
Figuratevi i folletti, già stanchi per il gran lavoro compiuto fino a quel momento… ma Galdino comprende che la situazione è grave e si mette a cucire di buona lena. E come lui fanno anche gli altri, ognuno prepara un vestito nuovo.
Babbo Natale torna in camera sua, in mutande, e si rimette a letto aspettando il suo vestito. Dopo la sfuriata e la corsa fatta, è ancora un po’ stanco e, aspettando, si addormenta di nuovo.
Al suo risveglio chiama Galdino, perché ormai è tardi, è ora di vestirsi e partire.
- Dov’è il mio vestito nuovo?
- Ma come, ne ho portati quassù almeno una trentina, era un momento fa…
- Li hanno rubati! un’altra volta? – Babbo Natale non sa più che pensare, quando arriva Cesarino, il più giovane dei folletti, tutto accaldato per la corsa.
- Vengo da laggiù, nella grande città ho visto tanti Babbo Natale, tutti vestiti di rosso: ce ne sono nei negozi, per strada, perfino arrampicati sui comignoli delle case… e tutti vestiti di rosso. I vostri meravigliosi vestiti sono andati a finire laggiù…
Babbo Natale lo ascolta raccontare e poi conclude:
- La faccenda è molto seria: se vado anch’io con un altro vestito, nessuno mi riconoscerà più, e se vado con un nuovo vestito rosso nessuno mi riconoscerà più ugualmente, perché tanti altri vecchi lo indossano senza essere me…
- La faccenda è molto, molto seria – fanno eco Galdino e Cesarino.
E la vecchia sveglia ticchettante segna già l’ora di partire. Il buio avvolge già la notte e fuori non si sentono più rumori.
- Preparate la slitta – ordina Babbo Natale – e lasciatemi solo.
Da quel Natale, le cose furono diverse: nessuno più poté vederlo in faccia, Babbo Natale, perché decise di venire, sì, come tutti gli anni, ma scivolando leggero nel silenzio dei sonni e dei sogni.
E chi un tempo lo aspettava alzato con biscotti appena sfornati e bevande calde da offrirgli, ormai ha perso le speranze e lascia un piattino vicino al camino, giusto per cortesia… Babbo Natale viene in punta di piedi, assaggia e se ne va. Nessuno può dire se è vestito di rosso, di blu o di violetto. Ma una cosa è sicura: tutti sanno che è sempre lui perché i regali che lascia sono inconfondibili, sanno di freddo, di pino e cannella e di gioia. Ci fanno sentire, per un momento speciali, quasi come lui.
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