I temi che il ludotecario affronta nel corso del suo lavoro sono estremamente ampi, così come i destinatari delle sue azioni sono tutti i cittadini, sia adulti che bambini.
Il ludotecario, però, è l'esperto del gioco, in quanto il suo specifico è "divertirsi divertendo". Occuparsi di gioco può, senza dubbio, essere interpretato come occuparsi di effimero, se si tiene conto di una società che ha posto al centro dei propri interessi il soggetto in grado di produrre, che diviene "oggetto" di addestramento: "spesso, quindi, si tende a specializzare prima ancora di avere educato".
In una società di questo tipo il bambino è prigioniero di desideri e aspettative che lo prescindono, di un'ottica custodialistica che gli impedisce di imparare secondo tempi "naturali" e fisiologici, sperimentando autonomamente se stesso e l'ambiente fisico in cui cresce, che perciò gli resta sconosciuto e gli appare angosciante.
Il gioco allora, in quest'ottica, è un'attività seria, di cui gli studi psicologici hanno chiarito gli aspetti importanti: "modificazioni della struttura dei rapporti coi coetanei..., funzione socializzatrice, funzione di trasmissione culturale".
Nella professione del ludotecario rientrano competenze che solo in parte possono coincidere con un percorso educativo preciso, ma che d'altra parte non possono consistere in un insieme di saperi di tipo esclusivamente pragmatico-esperenziale.
Le più disparate sono le strade attraverso le quali operatori provenienti dal campo dell'educazione o dell'assistenza sociale hanno iniziato sul campo il proprio tirocinio come ludotecari.
Di modo che risulta difficile formulare o sistematizzare qualunque proposta educativa in grado di garantire "patenti" di qualità e legittimità valide contro la professionalità che molti si sono costruiti sul campo: "Le ludoteche sono essenzialmente gestite da una figura professionale polivalente, il ludotecario, che in mancanza di precisi curricula, non ha uniformità di formazione.
Se l'area del cosiddetto "sapere" si caratterizza in un modo relativamente chiaro ed univoco per la ricorrenza delle discipline psicopedagogiche, già l'area del "saper fare", con il suo comprendere il mercato dei giocattoli oltreché l'offerta dei giochi, proietta il ludotecario in una dimensione dove l'auto-aggiornamento, la ricerca storico-scientifica, la presenza attiva nelle occasioni di dibattito e riflessione diventano fondamentali.
L'area del "saper essere" infine, con la sua insistenza sulle abilità relazionali, sulla flessibilità e sulla disponibilità a "saper divenire", proietta la formazione del ludotecario sul primato dell'esperienza e del tirocinio pratici, cioè su di un tipo di formazione intrinsecamente basato sull'alternanza.
L'esplicitazione delle competenze, come noto, costituisce una delle problematiche più complesse delle ricerche sulle professioni, tanto più quanto più, come nel nostro caso, le competenze si esercitano all'interno di contesti organizzativi non rigidamente strutturati, non articolati in funzioni e gerarchie precise ed in situazioni lavorative fortemente disomogenee ed imprevedibili.
Se l'area del cosiddetto "sapere" si caratterizza in un modo relativamente chiaro ed univoco per la ricorrenza delle discipline psicopedagogiche, già l'area del "saper fare", con il suo comprendere il mercato dei giocattoli oltreché l'offerta dei giochi, proietta il ludotecario in una dimensione dove l'auto-aggiornamento, la ricerca storico-scientifica, la presenza attiva nelle occasioni di dibattito e riflessione diventano fondamentali.
L'area del "saper essere" infine, con la sua insistenza sulle abilità relazionali, sulla flessibilità e sulla disponibilità a "saper divenire", proietta la formazione del ludotecario sul primato dell'esperienza e del tirocinio pratici, cioè su di un tipo di formazione intrinsecamente basato sull'alternanza.
L'esplicitazione delle competenze, come noto, costituisce una delle problematiche più complesse delle ricerche sulle professioni, tanto più quanto più, come nel nostro caso, le competenze si esercitano all'interno di contesti organizzativi non rigidamente strutturati, non articolati in funzioni e gerarchie precise ed in situazioni lavorative fortemente disomogenee ed imprevedibili.
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