RACCONTIAMO AI BAMBINI I SIMBOLI DEL NATALE


La parola "Natale"

Sembra che derivi dal latino "natalis dies", giorno della nascita. In Italia si dice "Natale" mentre in Spagna è "Navidad". In tedesco invece si dice "Weihnachten", e cioè "notte santa" (Weih = sacro, e Nacht = notte). In inglese si usa Christmas e Xmas. Il primo termine indica la "messa" di Cristo, e si riferisce al significato religioso del Natale, il secondo comincia con la X, e simboleggia il greco "Xhi" che fu utilizzato per secoli per designare Cristo "Khristo".
Il "Natale": cos'è, come nasce

Il Natale, è la festa con la quale i cristiani celebrano l'avvento di Gesù. Non è storicamente accertato che Gesù è nato il 25 dicembre. La data è stata scelta come contrapposizione cristiana ad una festa di origine romana risalente al IV secolo, che si celebrava nel solstizio d'inverno. Era una festa pagana voluta dall'imperatore Aureliano, nel 275 in onore del dio Sole invitto, della luce che cresce, del sole che viene ed era celebrata anche in tutto il vicino Oriente. Festa da celebrarsi, per l'appunto, il 25 dicembre, cioè quattro giorni dopo il solstizio d'inverno che cade il 21 dicembre. Dopo tale data la luce rinasce e prende gradatamente il sopravvento sulle tenebre, le giornate si allungano fino al 21 giugno, il giorno più lungo dell'anno: il solstizio d'estate. I cristiani d'oriente ripresero questa tradizione pagana e iniziarono a ricordare il 6 gennaio come data dell'avvento del Messia, festa di luce e di epiphania. La Chiesa, poi, per contrastare il perpetuarsi di tale festa pagana radicata nella tradizione popolare, decise di celebrare in quella medesima data il dies natalis Christi, la nascita di Gesù: "Luce dei mondo", "Sole" che brillerà in eterno. Tra il 325 e il 354 d.c. a Roma venne definitivamente fissato il 25 dicembre come giorno della celebrazione della nascita di Gesù.



Il Calendario dell'Avvento

La tradizione del Calendario dell'Avvento è molto antica. Le mamme, nei tempi andati, preparavano delle casette con 24 finestrelle, che I bambini aprivano, una per giorno, nei 24 giorni che precedevano il Natale. In genere questa operazione avveniva la mattina, perché all'interno della finestra c'era un versetto della Bibbia, da recitare insieme. Poi un giorno un certo Gerhard Lang, a Monaco di Baviera, ebbe un'idea: continuare la tradizione di sua madre, che di anno in anno per Natale preparava calendari colorati per i suoi figli. E così decise di stampare il primo Calendario dell'Avvento. Era l'anno 1908. Questa idea ebbe un grande successo e fu ripresa da molte ditte che cominciarono a stampare calendari. Negli anni '20 il calendario ebbe un'evoluzione, sostituendo i famosi versetti con piccoli quadratini di cioccolato, uno dietro ogni finestrella. Ed oggi, ad oltre 90 anni di distanza, I Calendari dell'Avvento sono ancora decorati con piccoli cioccolatini, e accompagnano I bambini nei 24 giorni prima del Natale, mettendo alla prova I più golosi e la loro pazienza!



La Corona dell'Avvento

E' un elemento essenziale della preparazione del Natale nei paesi germanici e scandinavi, dove non c'è casa, chiesa o luogo pubblico dove non faccia mostra di sé. E' una corona di benvenuto o buon augurio e deriva da un'antica tradizione pre-cristiana poi cristianizzata: nell'antichità era usanza intrecciare una corona di foglie sempreverdi che rappresentava la speranza di una rinascita e tale simbologia è proseguita nei secoli fino a diffondersi tra i popoli cristiani e a concretizzarsi in una corona di rami di abete ornata da quattro candele, simboleggianti le quattro settimane che precedono il Natale, il periodo dell'Avvento, appunto. Le candele, che la tradizione vuole di colore viola, vengono accesse una ogni domenica di Avvento fino alla sera di Natale, quando le quattro candele accese evocano il risorgere della luce. Ogni candela ha un significato: la candela di Betlemme, quella dei pastori, quella dei profeti e quella degli angeli.



L'abete di Natale

Forse non tutti sanno che la sua usanza risale ancora ai Romani, che il primo gennaio usavano decorare le loro case con rami di conifere in onore del Dio Giano. L'usanza proseguì nel Medioevo lungo la valle del Reno e in Alsazia si diffuse l'abitudine di porre nelle corti delle Chiese il 24 dicembre un albero ai cui rami pendevano delle mele, simbolo del frutto della tentazione di Adamo. Per imitare questi alberi del paradiso esposti nelle chiese, anche i singoli iniziarono dapprima a mettere nelle loro case dei rami d'abete sostituiti poi verso il 15º secolo da piccoli abeti ornati allo stesso modo. Nel corso dei secoli la decorazione dell'albero si evolve e vengono aggiunte prima delle ostie, poi dei fiori in carta multicolore ("rose di natale"). Man mano gli artigiani si specializzano e con del leggero metallo cromato vengono confezionati fiori, angeli e stelle, che vanno ad arrichire le decorazioni dell'albero. Poco a poco piccoli dolci leggeri, realizzati con stampi a ferro-caldo vengono aggiunti alle decorazioni. Ci si comincia a sbizzarrire nelle forme e con la pasta dei dolci, lo zucchero e il marzapane si preparano ogni sorta di decorazioni da appendere all'albero: angioletti, stelline, cavallucci, cuori, lune, fiori, tantissime forme che avevano significati religiosi o profani. Nelle seconda metà del 19º secolo si cominciano a stampare delle immagini da attaccare su dolci di zucchero o di cioccolata. Dopo l'invenzione della glassa di zucchero, i dolciumi cominciano ad essere decorati con glassa e granelli di vario colore. Poco a poco si aggiungono le noci dorate e argentate. Arrivano le figurine in cera, di solito angeli decorati con lamine di metallo dorato argentato. Con queste lamine si cominciano a confezionare anche delle ghirlande e a dorare le pigne degli abeti. L'abilità aumenta e appaiono le prime sfere, gli uccellini, le stelle in vetro soffiato e colorato. E siamo arrivati ai nostri giorni e alla fine della storia.



La leggende delle palle colorate

A Betlemme c'era un artista di strada molto povero che non aveva nemmeno un dono per il Bambino Gesù così andò a visitarlo e fece ciò che sapeva fare meglio, il giocoliere, e lo fece ridere.
Ecco perché ogni anno sull'albero di Natale appendiamo le palle colorate - per ricordarci delle risate di Gesù Bambino.



La leggende della campane di Natale

I pastori si affollarono a Betlemme per recarsi ad incontrare il neonato re. Un piccolo bimbo cieco sedeva sul lato della strada maestra e, sentendo l'annuncio degli angeli, pregò i passanti di condurlo da Gesù Bambino, ma nessuno aveva tempo per lui.
Quando la folla fu passata e le strade tornarono silenziose, il bimbo udì in lontananza il rintocco di una campana da bestiame. Pensò "Forse quella mucca si trova proprio nella stalla dove è nato Gesù bambino!" e seguì la campana fino alla stalla ove la mucca lo portò fino alla mangiatoia dove giaceva il neonato Gesù.



San Nicola

San Nicola nacque verso il 270, forse a Patara, nella Licia (attuale Turchia). Rimasto orfano ancora giovinetto, venne accolto da uno zio che risiedeva nella città di Mira (oggi Dembre). Ben presto Nicola si fece ammirare per la grande bontà e generosità che animavano il suo operato soprattutto verso i più poveri, ai quali distribuì le ricchezze ricevute in eredità dai genitori.

In seguito venne ordinato sacerdote dal vescovo di Mira e, alla morte di questi, ne divenne il successore. Anche in questo campo si distinse ben presto per lo zelo pastorale e l'amorevole cura con la quale seguì il suo "gregge", mentre la risonanza di grandi miracoli da lui compiuti si diffondeva ovunque accrescendo la fama di santo riconosciutagli dai suoi stessi contemporanei.
L'indomito vescovo, alla sua morte avvenuta il 6 dicembre ma di cui non si conosce con esattezza l'anno (si pensa tra il 345 e il 352), venne sepolto nella cattedrale di Mira.

Le reliquie rimasero a Mira fino al 1087 (la città intanto da diversi anni si trovava sotto il dominio turco), allorché un gruppo di marinai baresi le trafugarono e trasportarono a Bari dove giunsero il 9 maggio 1087 e dove tuttora si trovano. Il fatto che in questa città siano conservate le sue reliquie ha fatto sì che il taumaturgo di Mira sia comunemente conosciuto anche come san Nicola di Bari, di cui venne proclamato patrono.

In diversi paesi del nord Europa questo santo ha dato origine a tradizioni che si intrecciano con la festa della natività.
In Olanda, ad esempio, San Nicola che i bambini chiamano familiarmente Sinter Klaus, con l'abito rosso, la barba bianca e la mitra vescovile in testa, era stato adottato dagli abitanti come portatore di doni per i più piccini. Dall'Olanda la tradizione raggiunse le colonie americane dei Nuovo Mondo, e anche lì Sinter Klaus (Santa Claus) continuò a spostarsi di casa in casa lasciando regali a tutti i bambini.

Con il trascorrere del tempo il suo aspetto mutò, il cappello vescovile divenne un cappuccio a punta, l'abito pur rimanendo rosso si trasformò in giacca e pantaloni orlati di pelliccia bianca, mantenne la folta barba bianca ma ingrassò non poco, infine dall'America tornò in Europa trasformato nel Babbo Natale sorridente e instancabile nel distribuire i regali, proprio come Santa Klaus (cioè san Nicola) di cui mantiene lo spirito e la capacità di donare.

Nei paesi dell'area germanica (Alsazia compresa) continua a vivere la tradizione di Sankt Nikolaus, e in diversi paesi il 6 dicembre un vecchietto con la mitra vescovile in testa sfila in corteo per le città distribuendo dolci e doni ai bambini bravi. E' accompagnato da angeli e dai diavoli, i "Krampus", che portano invece fruste ai bambini cattivi.



Le strenne

Gli abitanti dell'antica Roma erano soliti scambiarsi, in occasione di feste e a capodanno, dei regali chiamati strenne.
Tale consuetudine si ricollegava ad una tradizione secondo la quale, il primo giorno dell'anno, al re veniva offerto in dono un ramoscello raccolto nel bosco della dea Strenna (dea sabina della salute?). Questo rito augurale si diffuse tra il popolo e, ben presto, i rametti di alloro, di ulivo e di fico vennero sostituiti da regali vari.
Ecco perchè i regali di natale, secondo questa tradizione giunta fino a noi, si chiamano anche "strenne".



Il biancospino

Germoglia nei giorni di Natale e fiorisce a Pasqua. La credenza popolare ritiene benefico il biancospino di Glastonbury perchè lo fa risalire al bastone che Giuseppe d'Arimatea aveva piantato con le sue mani.



Il vischio

E' la pianta natalizia tradizionalmente riconosciuta come pianta di buon augurio: incarna lo spirito vitale ed è quindi protettivo, poiché non possiede legami con la terra e viene anche considerato una panacea contro tutti i mali. Già Virgilio nell'Eneide lo cita per le sue virtù magiche ed anche i Celti lo adoravano come pianta sacra. I sacerdoti druidi in occasione del solstizio d'inverno lo distribuivano al popolo che lo considerava un dono del cielo e credeva nel suo effetto medicamentoso. Ancora oggi si usa donare un rametto di vischio come simbolo di buon augurio per il nuovo anno.




Il vin brûlé (Glühwein)

E' una componente essenziale dell'atmosfera dei mercatini di Natale. E' preparato con vino, in genere rosso, riscaldato e al quale vengono aggiunte cannella e spezie aromatiche. Nei mercatini natalizi viene servito, dagli stands gastronomici, in tazze coniate per l'occasione, per le quali si paga una cauzione, corrispondente in genere al valore commerciale della tazza. La decorazione e il colore delle tazze varia ogni anno e alcuni mercatini, di solito i più importanti e più organizzati, fanno incidere anche la data dell'anno in corso e il nome della loro località.
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