Era diventato il gatto più famoso d'America per il suo peso -quasi 20 chilogrammi,

Era diventato il gatto più famoso d'America per il suo peso -quasi 20 chilogrammi, un chilo in meno del record del mondo -: Prince Chunk, un tabby bianco, è morto nel sonno per una malattia al cuore. Negli Stati Uniti era molto conosciuto: quando nel 2008 la padrona era stata costretta ad abbandonarlo perché era finita in miseria per problemi negli affari, furono 500 le famiglie che si fecero avanti per adottarlo.

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L'alunno fa 'marameo' con la mano e l'insegnate reagisce prendendolo per i capelli, sbattendolo a terra e 'malmenandolo selvaggiamente

AREZZO, 29 NOV - L'alunno fa 'marameo' con la mano e l'insegnate reagisce prendendolo per i capelli, sbattendolo a terra e 'malmenandolo selvaggiamente davanti ai compagni'. Lo denuncia ai carabinieri la madre di un 13enne di una scuola media nell'Aretino. La donna, di origini sudamericane, ha anche inviato una lettera ad alcuni quotidiani, segnalando che su Facebook alcuni ragazzini avrebbero parlato di episodi simili. Oltre alla denuncia, la donna, di origini sudamericane, ha inviato una lettera ad alcuni quotidiani, che stamani pubblicano la notizia. All'ospedale di Cortona il ragazzino sarebbe stato giudicato guaribile in cinque giorni. Sulla vicenda, ancora da verificare, sono iniziate le indagini. Il preside della scuola ha spiegato di aver ricevuto una segnalazione dalla madre del ragazzo, assicurando che farà «massima chiarezza».
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Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra di cui non si sa più nulla da venerdì pomeriggio.

BERGAMO - Sono ormai decine le persone impegnate dalle prime ore di stamane nelle ricerche di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra di cui non si sa più nulla da venerdì pomeriggio. Della giovane non si hanno più notizie dalle 18.30 del 26 novembre: la ragazza è stata vista l'ultima volta al palazzetto dello sport del paese, che dista appena 700 metri da casa, dove aveva consegnato uno stereo alle compagne della squadra di ginnastica ritmica. Il cellulare risulta spento dalle 18.49: secondo i riscontri tecnici degli inquirenti, a quell'ora Yara si trovava ancora nei pressi di Brembate Sopra. C'è un indizio sulla scomparsa di Yara Gambirasio, la 13enne sparita a Brembate Sopra (Bergamo). News Mediaset ha raccolto la testimonianza di un 19enne vicino di casa, Enrico Tironi, che sostiene di averla vista con due uomini sul ciglio della strada intorno alle 18.45 di venerdì a 50 metri da casa. "Aveva la coda di cavallo, stava parlando con due adulti - ha spiegato -. Poco lontano c'era parcheggiata una Citroen rossa con le 4 frecce accese".

Enrico inizialmente non ha dato molto peso a quello che ha visto, ma dopo aver saputo che Yara era scomparsa, ha capito che la sua testimonianza potrebbe essere utile alle indagini. Anche se non è ancora stato ascoltato dagli inquirenti.

Il 19enne, che conosce Yara da sempre e con lei ha frequentato anche l'asilo, ha raccontato di aver visto la ragazzina intorno alle 18.45 mentre rientrava a casa in auto. "L'ho riconosciuta, aveva i capelli raccolti in una coda di cavallo - ha spiegato il giovane -. Era sul ciglio della strada, e parlava con due uomini adulti che indossavano giacche nere e la affiancavano".

"Yara mi sembrava che sorridesse, ma poteva essere anche un sorriso di imbarazzo, di fronte a due persone più grandi di lei - ha aggiunto -. A circa cento mentri da loro c'era parcheggiata sul ciglio della strada una Citroen rossa con le quattro frecce accese e con un segno di un'ammaccatura su una fiancata".

"I due uomini non erano del paese, ma non so dire se erano stranieri o italiani - ha detto ancora il 19enne -. L'unica cosa certa è che erano più grandi di lei". Enrico ha visto questa scena passando in auto a pochi mentri dalla casa di Yara proprio poco prima che il telefono della ragazzina fosse spento. Da allora Yara non si hanno più notizie, e forse il racconto di Enrico è l'unica traccia per cominciare a capire cosa sia successo.
LE RICERCHE. I carabinieri che coordinano le ricerche stanno scandagliando il fiume Brembo e il torrente Lesina, sia a monte che a valle. Perlustrate anche le zone intorno alle rive, i pozzi (i vigili del fuoco si sono calati in fondo a uno di quelli che si trovano ancora nelle campagne) e cascinali abbandonati. In uno di essi sono stati trovati tre immigrati addormentati: sono stati portati in caserma per l'identificazione, ma sarebbero estranei alla vicenda. La ragazzina sembra scomparsa nel nulla: sparita nei 350 metri che dalla palestra la separavano a casa. Cellulare spento e muto. Con l'ausilio di numerose unità cinofile, la protezione civile e la polizia locale stanno ispezionando anche i paesi delle valli Imagna e Brembana, a pochi chilometri di distanza da Brembate. Intanto anche la rete si è mobilizzata: su Facebook è stato aperto un gruppo per raccogliere informazioni.

SPARITA. L'allarme per la scomparsa di Yara è scattato venerdì intorno alle 19.30. I genitori, allarmati per il mancato rientro a casa della figlia, hanno allertato carabinieri, vigili e protezione civile, che hanno perlustrato gli edifici abbandonati della zona senza però trovare tracce. Sono poi state ascoltati parenti, amici e conoscenti senza che emergessero elementi in grado di indirizzare le ricerche. La fotografia di Yara è stata diramata a tutte le forze dell'ordine. Quando è uscita di casa, la 13enne indossava un paio di fuseaux e un giubbotto di colore nero.
IPOTESI SEQUESTRO. La giovane, promessa della ginnastica ritmica, ha molti amici, buoni voti a scuola e a quanto risulta nessun problema in famiglia. Anche dalle ultime telefonate e dagli sms non è emerso nulla che lasciasse pensare a una fuga. E la famiglia - padre impiegato, madre educatrice in un asilo nido - non è in condizioni economiche tali da far pensare a un sequestro a fini d'estorsione. L'ipotesi più accreditata è che la ragazza sia stata costretta a seguire qualcuno contro la sua volontà. Il pm Letizia Ruggeri che coordina le indagini ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per sequestro di persona.
VIDEO DEL TG
Sono tre le persone indagate dai carabinieri della compagnia di Arenzano per la scomparsa della studentessa di 14 anni fuggita mercoledì

Sono tre le persone indagate dai carabinieri della compagnia di Arenzano per la scomparsa della studentessa di 14 anni fuggita mercoledì dalla sua abitazione di Voltri e ritrovata stamani dai militari in un appartamento di via delle Tofane nel quartiere di Rivarolo. I carabinieri sono arrivati al nascondiglio della giovane attraverso un'attività tecnica sulla base di chat ed amicizie su facebook ed il diario della ragazza.
A finire nei guai sono stati il fidanzato delle giovane più vecchio di lei di 17 anni, Bruno, operaio di 31 anni, il fratello Cristian di 25, ai domiciliari per una serie di rapine e Alessandro, studente di 18, anche lui già noto alle forze di polizia. Tutti e tre dovranno rispondere del reato di sottrazione di minore. Secondo quanto è stato ricostruito, l'adolescente sarebbe fuggita da casa perchè aveva paura che la mamma potesse ostacolare la sua relazione sentimentale con un ragazzo tanto più grande di lei. La studentessa si trovava proprio in casa di Cristian quando i carabinieri hanno fatto irruzione nell'appartamento di Rivarolo. Era seduta sul divano e stava guardando la televisione. Alla vista delle divise ha tentato di fornire un'identità fasulla dicendo di chiamarsi Daniela. Ora si trova presso la compagnia dei carabinieri di Sampierdarena (che hanno fornito ai colleghi un importante contributo nelle indagini) e presto incontrerà la madre.

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Paura per un nuovo 'caso Sarah' a Genova. Da due giorni non si hanno notizie della 14enne Chiara Cavaleri.

14enne Chiara Cavaleri. La ragazza è uscita dalla casa in cui abita con la sua famiglia, a Genova Voltri, il 24 novembre alle 7 di mattina, per recarsi a scuola, la media statale 'Assarotti' di Genova Prà. Ma Chiara non ha risposto all'appello: in classe non ci è mai arrivata. Lo zaino con i libri è stato trovato a casa, dove Chiara l'avrebbe lasciato probabilmente con l'intenzione di 'marinare' la scuola. Il suo cellulare è risultato spento poco dopo il suono della campanella. I familiari sono preoccupatissimi e hanno subito resa pubblica la foto della giovane. Lo spettro di Sarah Scazzi, inevitabilmente, fa temere che si tratti di un caso analogo.
Occhi e capelli scuri, sguardo vispo, viso reso più vivace dalle lentiggini e da quel neo sul mento, Chiara è una ragazzina tranquilla, sia a casa che a scuola, fresca come la sua età. Sembra che non ci fossero state liti in famiglia e sembra poco prbabile una fuga, visto che in casa non mancano né vestiti né effetti personali della 14enne che, al momento della scomparsa, indossava un piumino nero corto, un maglione bianco lungo, jeans e scarpe da ginnastica ‘Nike’,una borsa a tracolla grigia e nera.
"SARAH PIÙ ELEGANTE" Si chiama 'Un milione di fan uniti per trovare Chiara Cavaleri": è una pagina Facebook molto discutibile che annovera, tra gli 88 iscritti, alcune persone impegnate a cercare la 14enne scomparsa a Genova, ma anche molte (troppe) persone che paragonano il caso a quello di Sarah e lo commentano con battute offensive. C'è chi dice 'Sarah era più elegante e aveva più sponsor' e chi commenta 'Se si trova in un pozzo, lo scopriremo da Barbara D'Urso'.

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Grave denuncia una donna di 35 anni ,dissero che il bambino che aveva grembo era morto doveva sottoporsi a raschiamento:il figlio era sano

Grave denuncia di una donna di 35 anni di Teramo, cui dissero che il bambino che aveva in grembo era morto e che doveva urgentemente sottoporsi ad un raschiamento. Il giorno dopo, invece, il suo ginecologo le disse che il figlio che aspettava era sano e che la sua gravidanza procedeva regolarmente. L'episodio è avvenuto al pronto soccorso dell'ospedale Sandro Pertini di Roma, dove la donna si era recata dopo un malore.
L''avvocato della donna, Francesca Vancheri, ha presentato una diffida e valuterà insieme alla sua assistita se sporgere denuncia. Attualmente al terzo mese di gravidanza, si trovava a Roma per motivi di lavoro e in seguito a delle perdite si recò al pronto soccorso del Sandro Pertini. ''Hanno fatto una cosa di una gravità inaudita, non la passeranno liscia perché io andrò fino in fondo.
"Fortunatamente - dice la donna, sposata e madre di un'altra bambina di sei anni - non sono di Roma altrimenti avrei fatto il raschiamento e avrei perso mio figlio''. ''Mi hanno fatto un'ecografia e l'esame del sangue, poi mi hanno spiegato che il bambino era morto, era stato riassorbito e io dovevo fare urgentemente un raschiamento. Non hanno fatto firmare né a me né al medico neanche un referto. Tra l'altro l'ecografia era vuota. Il giorno dopo -ripercorre la vicenda la donna - sono andata dal mio ginecologo che invece mi ha detto che il mio bambino era sano e che stava benissimo. Mi ha spiegato che le perdite erano dovute alla vecchia rottura della placenta, ora rimarginata. Secondo il mio medico l'errore è stato causato o da una disattenzione oppure dal macchinario che era troppo vecchio''.
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Inger Nilsson, l'attrice svedese nota per la sua interpretazione di Pippi Calzelunghe compie 50 anni

Pippi Calzelunghe sembra non poter invecchiare… Ma l’attrice che le ha dato il volto oggi compie 50 anni. Inger Nilsson è una bella signora nordica, svedese, bionda e sorridente che per nulla ora ricorda quella ragazzina ribelle con le calze multicolori e le trecce rosse che ha inchiodato davanti alla tv i bambini degli anni Settanta.
L’attrice che ha interpretato Pippi Calzelunghe nel telefilm omonimo tra il 1969 e il 1973 ancora ora non riesce a staccarsi di dosso l’immagine di quella strana bambina dalla forza sovrumana, creata dalla fantasia della scrittrice Astrid Lindgren. Nonostante l’incredibile successo televisivo della serie tv la Nilsson non è infatti riuscita a costruirsi una vera e propria carriera come attrice. Recentemente è riapparsa in televisione in una serie tedesca. Ma il suo lavoro è quello segretaria in un ospedale di Stoccolma. Una sorte condivisa con Maria Persson e Par Sundberg, i due attori bambini che dopo aver interpretato gli ‘amici’ di Pippi Annika e Tommy, sono scomparsi dalle scene.

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne:tutte le iniziative in Italia

ROMA - Si celebra oggi la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per commemorare la tragica vicenda delle tre sorelle Mirabal violentate,pugnalate e strangolate il 25 novembre del 1960, per ordine del dittatore Trujillo. In tutte le città italiane e anche sul web sono previste iniziative. Ecco le principali. Diversi gruppi italiani hanno deciso di organizzare oggi, in Second Life, una serata per ricordare questa giornata. Previste nel mondo immersivo virtuale 3d esposizioni di fotografie e quadri, letture, performance, sculture e installazioni, con anche una canzone scritta dal musicista Eddie Santillo (aka Eddieguitardagger Sheryffe), che canterà assieme a Nakoto Exonar, appositamente per l'evento. Patrocina l'evento, intitolato "2Lei", Pangea onlus (associazione che si occupa di sostegno alle donne in diversi campi).

MILANO. Nella città della madonnina, dalle 16:30 partirà a piazza San Babila una fiaccolata organizzata dalla Provincia di Milano. Parteiperanno le istituzioni provinciali. Il Consiglio sarà poi aperto ai cittadini, che a partire dalle 17 potranno entrare a Palazzo Isimbardi, nell'Aula Consiliare.

ROMA. - Il sindaco, Gianni Alemanno, e la delegata del sindaco per le Pari Opportunità, Lavinia Mennuni, presenteranno le iniziative di Roma Capitale nella sala della Piccola Protomoteca, in Campidoglio, dalle 13. Alle 17, al cinema Anica (viale Regina Margherita 286), ci sarà l'evento "libere di essere": donne della cultura e dello spettacolo, con esperti, discuteranno col pubblico di come aiutare le donne in difficoltà e contrastare le violenze. Durante la manifestazione verrà proiettato un video con un messaggio di denuncia. Vittoria Siggillino, canterà poi "Quanto costa essere donna", brano scritto da Gianni Belfiore. Ci sarà anche una dimostrazione di autodifesa.

A VICENZA IL PANE CONTRO LA VIOLENZA. I panifici del vicentino distribuiranno sacchetti con la scritta 'Per molte donne la violenza è pane quotidiano, aiutaci ad aiutarti'. Tutti i gestori di panetterie e di rivendite di pane hanno ricevuto l'invito ad usare i sacchetti (20mila quelli distribuiti in questi giorni dal Comune di Thiene), con i recapiti telefonici e mail che le donne vittime di violenza possono contattare. L'iniziativa è degli Sportelli Donna di Schio e Malo e del Comune di Thiene, che fanno parte del "Coordinamento contro la violenza domestica e il maltrattamento".

IN ABRUZZO. Due le iniziative di maggior rilievo, organizzate in Abruzzo, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L'assessore alle Pari opportunità, della Regione Abruzzo, Federica Carpineta, interverrà nel pomeriggio a Sulmona e Pescara. A Sulmona, organizzata dalla cooperativa sociale Horizon service, è prevista, con inizio alle ore 15, al Nuovo Cinema Pacifico, una tavola rotonda dal tema: ''Oltre il silenzio...una voce''. L'appuntamento di Pescara invece, in programma dalle ore 16 presso la sala consiliare del Comune dal tema ''Rivelarsi...silenzi che parlano'', è organizzato dall'assessorato alle Pari opportunita' del Comune e dall'associazione antiviolenza Ananke, che da anni gestisce un servizio di accoglienza a donne che subiscono maltrattamenti e violenze.

NAPOLI. Questa mattina, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, dopo il protocollo d'intesa siglato tra la Questura di Napoli e l'Ufficio Scolastico Regionale per la Campania, vi sarà la premiazione del progetto "... Differentemente uguali." Alle 12 presso la sala del teatro del Convitto nazionale "Vittorio Emanuele" in piazza Dante alla presenza del ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna e di altre autorità civili e militari avrà luogo la premiazione degli studenti, delle dieci scuole partecipanti, che con i loro elaborati hanno meglio interpretato l'argomento, oggetto del concorso, relativo al tema della violenza sulle donne e in particolare dello stalking.


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Il racconto dei Magi

La festa che si occupa di questo episodio viene chiamata "Epifania", vocabolo che significa "manifestazione del Signore". In oriente viene chiamata con il vocabolo più appropriato "Teofania", manifestazione della divinità del Signore.
E' in rapporto a questo significato che in quel giorno si ricordano le tre grandi manifestazioni di Cristo-Dio: l'adorazione dei Magi, il battesimo di Gesù (anche se questa festa oggi è spostata alla domenica seguente) ed il miracolo di Cana.
Di queste tre manifestazioni l'episodio dell'adorazione dei magi ha finito col prevalere diventando in occidente l'unico tema della festa, come si deduce dalle omelie del papa S. Leone Magno.
Per divina ispirazione i magi hanno visto in quel bambino, presentato a loro dalla madre Maria, l'atteso delle Genti ed il figlio di Dio.
Con il tempo tale festa ha assunto anche una connotazione missionaria: manifestazione di Cristo-Dio al mondo pagano. I Magi sono visti dalla tradizione cristiana come la 'primitia gentium', i primi fra i pagani ad aver riconosciuto e adorato il Signore. Per questo il loro culto fu tanto fortunato, diffuso e radicato tra i convertiti dal paganesimo.
Il tema dell' "Adorazione" è diventato uno dei classici nell'arte. Solo due riferimenti tra i tanti. Il primo è il già ricordato sarcofago di Adelfia, dove la scena dei magi si riscontra due volte: sul coperchio e sotto il clipeo. Qui la Madonna appare seduta in cattedra e tiene in braccio il Bambino, che si protende nell'atto di ricevere la corona d'oro gemmata offerta dal primo dei tre Magi. L'altro è il meraviglioso mosaico di S. Apollinare Nuovo in Ravenna.
Anche in questo caso la data è probabilmente presa da una festività egiziana. Ci narra infatti Epifanio di Salamina (+ 403) che in Egitto nella notte tra il 5/6 gennaio si celebrava la nascita del dio Sole Aion dalla vergine Kore e contemporaneamente si celebrava la il culto del Nilo.

Mito o realtà

Diverse volte in quel giorno la gente mi domanda: "Padre, i re magi sono veramente esistiti o si tratta di una leggenda?".
Vediamo prima il racconto evangelico:

"Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: "Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo". All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s'informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: "A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:

E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda:
da te uscirà infatti un capo
che pascerà il mio popolo, Israele".

"Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: "Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo".
"Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese" (Mt., 2, 1-12).

Oltre ai Vangeli 'canonici' (riconosciuti dalla Chiesa come ispirati), ne parlano anche i vangeli apocrifi.
Il Protovangelo di Giacomo, probabilmente anteriore al IV secolo, (cap. 21-23); il Libro dell'infanzia del Salvatore, circa IX secolo, (cap. 89-91); il Vangelo dello Pseudo Matteo, verso il VI secolo, (cap. 16-17); il Vangelo Arabo dell'infanzia del Salvatore, circa la metà del VI secolo, (cap. 7-9); il Vangelo Armeno dell'Infanzia, fine VI secolo, (cap. V, 10) che ci riferisce anche i nomi, accettati poi normalmente nella tradizione. Riporto solo la citazione di quest'ultimo: " Un angelo del Signore si affrettò di andare al paese dei persiani per prevenire i re magi ed ordinare loro di andare ad adorare il bambino appena nato. Costoro, dopo aver camminato per nove mesi avendo per guida la stella, giunsero alla meta proprio nel momento in cui Maria era appena diventata madre. E' da sapere che in quel momento il regno persiano dominava sopra tutti i re dell'Oriente per il suo potere e le sue vittorie. I re magi erano tre fratelli: Melchiorre, che regnava sui persiani, poi Baldassare che regnava sugli indiani, ed il terzo Gaspare che dominava sul paese degli arabi".
E' anche interessante che il "Libro della Caverna dei Tesori", scritto nel V secolo d.C., ma riferentesi ad un testo siriaco più antico, descrive i Magi come Caldei, re e figli di re, in numero di tre.

Cominciamo dal termine

La parola 'mago' che si usa per indicare questi personaggi non va identificata con il significato che oggi noi diamo. Il vocabolo deriva dal greco 'magoi' e sta ad indicare in primo luogo i membri di una casta sacerdotale persiana (in seguito anche babilonese) che si interessava di astronomia e astrologia. Potremo meglio nominarli: studiosi dei fenomeni celesti.
Nell'antica tradizione persiana i Magi erano i più fedeli ed intimi discepoli di Zoroastro e custodi della sua dottrina. Rivestivano anche un ruolo di primo piano nella religione e vita politica.
L'idea del tempo che ciclicamente si rinnova conduceva il mazdeismo (religione della Persia preislamica) alla costante attesa messianica di un 'Soccorritore divino", il ruolo del quale sarebbe stato quello di aprire ciascuna era di rinnovamento e di rigenerazione dopo la fase di decadenza che l'aveva preceduta. In tal senso il mazdeismo si collega all'attesa messianica. In questa religione si attendevano tre successive, arcane figure di salvatori e rigeneratori del tempo futuro: l'ultimo di essi, il 'Soccorritore', sarebbe nato da una vergine discendente da Zarathustra e avrebbe condotto con sé la resurrezione universale e l'immortalità degli esseri umani. Molte leggende accompagnavano il mito del 'Soccorritore', tra le quali: una stella lo avrebbe annunciato. Tenendo conto di questo contesto culturale, non fa meraviglia il comportamento dei magi nella descrizione di Matteo.
Il nome generico di provenienza, Oriente, può indicare diverse regioni.
La Babilonia, Mesopotamia, dove si studiava specialmente l'astronomia. Si deve tener conto infatti che in seguito alla terribile distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor nel 586, gli ebrei sopravissuti furono deportati in Babilonia, dove rimasero fino alla liberazione da parte di Ciro nel 539. L'influsso ebraico si fece sentire in quella regione, dove tra l'altro anche dopo la liberazione rimasero a vivere diverse famiglie ebraiche, e dove fu compilato il Talmud Babilonese. Sicuramente a Babilonia le attese messianico giudaiche erano conosciute.
Sotto questo aspetto potrebbe trattarsi anche della Siria. Seleuco I tra il 305-280 vi aveva fondato la città di Antiochia e vi aveva concentrato numerosi giudei deportati dalla Palestina
Una terza possibilità è che i magi provenivano dalla Media. Questa si basa sullo storico greco Erodoto secondo il quale i magi appartenevano ad una delle sei tribù della Media ed esercitavano molta importanza a corte. Erano sacerdoti e venivano chiamati astrologi, indovini, filosofi.
Niente di strano quindi che un gruppo di questi studiosi fosse guidato verso la Giudea da una singolare posizione delle stelle, da far presagire qualcosa di 'strano'.
L'episodio dettagliato di Matteo, la domanda di Erode sul 'tempo' del sorgere della stella permettono di interpretare in forma storica e non allegorica l'esistenza dei magi e l'episodio della stella (19)
Ancora lo Stramare ci permette una meditazione, oltre la curiosità: "Perché Matteo avrebbe usato il termine 'ab oriente', evidentemente molto generico? Senza scartare come risposta la possibilità che Matteo ignorasse effettivamente la località precisa di provenienza, rimane sempre da considerare la sua chiara intenzione di privilegiare in questo racconto l'universalità, contro il particolarismo nel quale era rinchiusa l'attesa ebraica. L'esattezza geografica, infatti, non avrebbe servito in questo caso allo scopo: la chiamata alla fede sarebbe stata estesa semplicemente ad un altro popolo ben determinato, ma non a tutti" (20).

La stella

Molto si è scritto su questa stella. Diverse sono state le ipotesi che possono riassumersi a tre: una cometa, una 'stella nova', una sovrapposizione di satelliti.
E' difficile accettare l'identificazione della stella con la cometa di Halley in quanto comparsa 12 anni prima della nostra era. Precedentemente era stata avvistata nel 240, 164, 88 a.C.; riapparsa anche nel nostro secolo, nel 1910 e nel 1985/86. Del resto nei cieli della Palestina non è apparsa nessuna cometa tra il 17 a.C. ed il 66 d.C.
Non si può neppure pensare ad una 'stella nova', bagliore prolungato emesso da corpi celesti invisibili al momento della loro esplosione. Infatti nell'area di Gerusalemme non ne comparve nessuna tra il 134 a.C. ed il 73 d.C.
La Grande Enciclopedia Illustrata della Bibbia (21) sembra propendere per la terza ipotesi, già condivisa a suo tempo da Keplero: "Di tutte le spiegazioni possibili la più probabile rimane quella, in qualche modo accettabile sulle fonti, secondo cui si è trattato di un'insolita posizione di Giove, l'antica costellazione regale. L'astronomia antica si è occupata dettagliatamente della sua comparsa in un preciso punto dello zodiaco e l'ha identificata, sul grande sfondo di una religiosità mitologico-astrale molto diffusa, con la divinità più alta. Essa era importante soprattutto per gli avvenimenti della storia e del mondo, in quanto i movimenti di Saturno erano facilmente calcolabili. Saturno, il pianeta più lontano secondo gli antichi, era il simbolo del dio del tempo Crono e permetteva immediate deduzioni sul corso della storia. Una congiunzione di Giove e di Saturno in una precisa posizione dello zodiaco aveva certamente un significato tutto particolare. La ricerca più recente si lascia condurre dalla fondata convinzione che la triplice congiunzione Giove-Saturno dell'anno 6/7 a.C. ai confini dello zodiaco, al passaggio tra il segno dei Pesci e quello dell'Ariete, deve aver avuto un enorme valore. Essa risulta importante come una 'grande' congiunzione e, in vista della imminente era del messia (o anche età dell'oro), mise in allarme l'intero mondo antico".
Il Prof. Baima Bollone propende per questa possibilità. Si appoggia su conclusioni dell'astronomia che sostiene che la sovrapposizione di Giove con Saturno si verifica ogni 179 anni; nel periodo in esame avvenne proprio nel 7 a.C. e per ben tre volte: 29 marzo, 3 ottobre, 4 dicembre nella costellazione dei Pesci, secondo i calcoli di Keplero. "Betlemme si trova a pochi chilometri da Gerusalemme, proprio nella direzione in cui la luce nella costellazione dei Pesci poteva essere percepita da viaggiatori che giungessero da Oriente. Tradizione, documenti archeologici e calcoli astrofisici confermano che fu soltanto, ed esattamente nel 7 a.C. che nei cieli della sponda meridionale del Mediterraneo e in Mesopotamia si verificò un fenomeno luminoso nettamente percepibile con gli stessi caratteri di quello dell'episodio dei Magi" (22).
Questa ipotesi sembra affascinante; tuttavia diversi biblisti preferiscono seguire una diversa impostazione.
Il Ricciotti commenta: "In questi tentativi, fuor della buona intenzione, non c'è altro da apprezzare, giacché scelgono una strada totalmente falsa: basta fermarsi un istante sulle particolarità del racconto evangelico per comprendere che quel racconto vuole presentare un fenomeno assolutamente miracoloso, il quale non si può in nessun modo far rientrare nelle leggi stabili di una meteora naturale sebbene rara" (23).
Anche lo studioso Andrés Fernández propende per questa linea: "Altri, infine, sostengono che si trattò di una meteora speciale che non si muoveva secondo le leggi naturali... Dobbiamo preferire la terza ipotesi (questa, dopo quella della congiunzione e di Halley - N.d.A.), l'unica soddisfacente. La stella vista in Oriente si presentava con caratteristiche eccezionali; la sua apparizione non si può spiegare in nessun modo come fenomeno comune ed ordinario; resta pertanto esclusa ogni interpretazione puramente naturalistica... I Magi compresero bene che si trattava di qualcosa al di sopra dell'ordine naturale" (24).
Anche "La Sacra Bibbia", a cura del Pontificio Istituto Biblico di Roma (25) nella Nota al brano di Matteo 2, 2, sostiene la stessa opinione: "La stella, veduta dai Magi, secondo l'opinione più probabile, dedotta dalle sue caratteristiche, era una meteora straordinaria, formata da Dio espressamente per dare ai popoli il lieto annunzio della nascita del Salvatore".

Le reliquie dei Magi

Una legittima curiosità provoca una domanda: ma poi, che fine hanno fatto i Magi?
Il Vangelo ci informa soltanto che "i magi per un'altra strada sono ritornati al loro paese" (Mt., 2, 12). Altro ufficialmente non sappiamo. Per completare il racconto e rispondere alla domanda non abbiamo fonti certe, ma si devono seguire le tradizioni formatesi nel tempo. Del resto non si deve ritenere inutile la questione dato che nei giorni 19 e 20 dicembre 1998 si è svolto all'Abbazia di Chiaravalle (presso Milano) il convegno: "I tre Saggi e la Stella. Mito e Realtà dei Re Magi", organizzato da Identità Europea.
Una tradizione ci dice che i Tre, dopo la loro conversione, sono stati consacrati vescovi dall'apostolo Tommaso e morirono martiri all'età tra i 106 e 118 anni. Sarebbero stati sepolti in India (dove l'apostolo Tommaso avrebbe predicato) ma in luoghi separati.
Un'altra tradizione invece ci dice che sono morti in Persia e sepolti insieme in una grande tomba. Secondo questa tradizione l'imperatrice Elena (madre di Costantino), venutane a conoscenza, avrebbe fatto trasportare le reliquie a Costantinopoli in una grande chiesa fatta costruire apposta per ospitarle. Tuttavia in questa città a quel tempo non si riscontra un culto in onore dei Magi.
Alcuni storici sostengono che queste reliquie nello stesso IV secolo furono trasportate da Costantinopoli a Milano da Eustorgio, vescovo di questa città.
Altri infine ritengono che le reliquie sono giunte in Italia con le crociate, dato che prima di questo periodo a Milano non c'è traccia di questo culto.
Una tradizione lega il vescovo Eustorgio ai Magi. A Milano fu dedicata in suo onore una basilica; già nell'XI secolo vi si trovava una urna preziosa chiamata 'Arca dei Magi' con una stella sopra un pilastro.
Una cosa sembra certa: nel 1162 si sa che le spoglie dei Magi si trovavano in Lombardia. Infatti in questa data il Barbarossa, che aveva raso al suolo Milano, teneva molto alla conservazione di quelle reliquie per appropriarsene, come garanzia di una particolare compiacenza e protezione da parte di Dio.
Si dice anche che nel XIII secolo i Tartari volessero invadere l'Europa proprio per riprendersi i 'loro' Magi.
La presenza delle reliquie nel capoluogo lombardo è testimoniata anche dal culto che si diffuse nella regione. Solo alcuni esempi: nel 1420 nella Certosa di Pavia su un trittico d'avorio sono inserite ben 26 scena della storia dei Magi; nel 1570 in S. Michele a Pavia si affresca una cappella dei Magi; pochi anni prima a Voghera i cistercensi avevano aperto una abbazia intitolata ai Re Magi.
Queste reliquie nel 1164 da Milano sono state trasportare a Colonia in Germania. Attualmente si trovano in una arca-cattedrale nel Duomo di questa città.
Di questo viaggio ci è giunta una particolareggia descrizione del carmelitano Giovanni di Hildesheim nel 1364. Riporta le 42 tappe segnate dall'arcivescovo Reinaldo di Dassel effettuate per il trasporto dell'urna. Il percorso sarebbe: Pavia (dove si trovava il Barbarossa che aveva ordinato il trasferimento), Vercelli, Torino, Alpi.
E Milano? Solo nel 1903 l'arcivescovo di Colonia inviò al suo collega di Milano alcune reliquie consistenti in qualche ossicino.
Queste almeno sono le notizie tramandateci e confermate dal padre Goffredo Viti, professore a Firenze di storia della Chiesa nella relazione, tenuta al Convegno citato, dal titolo: "La reliquie dei Re Magi. Storia di un cammino in terra lombarda".

Valentina Sciuto,12 anni,Gabriele Baldini,di 13 anni:perdono la vita in due incidenti distinti,diventando prematuramente degli angeli

In due regioni diverse lasciano questa mondo i due ragazzi giovanissimi,quando si tratta di ragazzi il cuore è difficile farsi una ragione per questo voglio ricordare questi due angeli prematuri... Gabriele Baldini,di 13 anni è morto in un incidente stradale avvenuto ieri sera, poco dopo le 22, alla periferia del comune oltrepadano. Gabriele Baldini, che abitava a Broni (Pavia) con la sua famiglia e frequentava la terza media, si trovava sull'Opel Corsa guidata da un un ventenne di Broni, sulla quale viaggiavano anche altri due loro amici di 15 e 16 anni, che hanno riportato ferite guaribili in 15 giorni. Ferito in modo lieve il guidatore. Per cause ancora da precisare la vettura, al momento di immettersi sulla statale 10, si è scontrata con una Golf condotta da una ragazza di 18 anni di Montù Beccaria (Pavia), rimasta ferita in modo lieve. Nell'impatto Gabriele Baldini è stato sbalzato fuori dall'abitacolo ed è morto per le gravissime ferite riportate nell'impatto con l'asfalto stradale. Inutili i soccorsi. Domani verrà effettuata l'autopsia all'ospedale di Stradella (Pavia). Subito dopo verranno fissati i funerali. La ragazza si trovava su una Fiat Punto guidata dalla madre, quando l'auto ha sbandato scontrandosi con una vettura all'altezza di un incrocio tra via Sassari e via Carlo Alberto Della Chiesa. La ragazza, nonostante l'arrivo tempestivo dei soccorsi, è morta pochi minuti dopo l'arrivo in ospedale. Grande dolore anche nel basket locale, la ragazza era figlia del preparatore atletico della squadra di basket di Fondi.
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Ci ha lasciati questa sera alla giovane età di 12 anni a causa di un incidente stradale Valentina Sciuto, piccola cestista e figlia del preparatore atletico della prima squadra Pippo Sciuto.
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LA BELLA E LA BESTIA

In un paese lontano della Francia, viveva nel suo splendido castello un giovane principe. Era viziato ed egoista.

Durante una fredda notte d'inverno una vecchia mendicante si presentò al castello e chiese al giovane riparo dal freddo. La vecchia offrì al principe una rosa, ma lui la cacciò. Lei, allora, si trasformò in una bella fata e per punizione gettò un incantesimo sul castello trasformando il principe in una orribile bestia. solo se fosse riuscito a farsi amare prima che la rosa incantata sfiorisse, sarebbe tornato uomo. In un villaggio vicino viveva Belle, tutti credevano che fosse una ragazza strana perchè amava tanto leggere e, quando aveva un libro in mano non si accorgeva neppure di Gaston, l'idolo di tutte le ragazze.

Egli pensava che Belle fosse la ragazza più carina del paese, perciò aveva deciso di sposarla senza aver nemmeno chiesto il suo parere tanto era convinto che nessuna potesse resistergli; la ragazza, però, lo trovava terribilmente noioso. Il padre di Belle, Maurice, era un inventore, e quel giorno stava sperimentando una curiosa macchina spaccalegna da presentare a una fiera. "Funziona!" gridò, quando lo strano marchingegno si mise in moto. Maurice, partì per la fiera convinto di poter vincere il primo premio e diventare famoso.

Belle era felice: se il padre avesse avuto fortuna, forse la loro vita sarebbe cambiata. A lei non piaceva stare in quel paesino, sognava qualcosa di diverso. Ben presto, Maurice si accorse di aver sbagliato strada. "Andiamo di qua, Philippe,"disse l'inventore rivolto al cavallo,ed entrò nel bosco. Ad un tratto degli ululati minacciosi spaventarono Philippe, che fece cadere il suo padrone e scappò. Erano lupi! Inseguito dalle belve, anche Maurice fuggì e arrivò davanti a un cancello altissimo. Lo spinse e riuscì ad aprirlo mettendosi in salvo. In fondo al viale vide un castello. Sembrava abbandonato e aveva un aspetto pauroso. Ma la notte era fredda ed era scoppiato un temporale, perciò l'uomo decise di entrare. "C'è nessuno?" chiese.

"Certamente, lei è il benvenuto!" disse una voce. "Chi ha parlato?" esclamò Maurice, afferrando un candeliere. "Sono qui!" rispose... il candeliere. Incredibile, quell'oggetto parlava e si muoveva! E così pure Tockins, l'orologio: "Sai che succederà se il padrone lo trova qui?" Già, quello era proprio il castello in cui viveva la Bestia. Da quando la fata gli aveva fatto l'incantesimo, si vergognava del suo aspetto e aveva ordinato che nessuno potesse vederlo. Così non appena si accorse di Maurice, si infuriò: quell'uomo era venuto per curiosare. Allora sarebbe rimasto lì per sempre! Intanto Belle era alle prese con Gaston.

Era entrato in casa sua e le stava proponendo di sposarlo! Che idea! La ragazza mandò via quel maleducato, aveva alto per la testa: sogni, avventure... Quando, però, Philippe tornò a casa da solo, i sogni di Belle svanirono in un soffio. La ragazza capì che doveva essere successo qualcosa di brutto:

"Dov'è papà?" chiese agitata. Philippe non poteva rispondere, ma... poteva portarla da lui! Arrivarono al castello. Belle si stupì: com'era possibile che suo padre fosse arrivato fin laggiù? Appena varcato il cancello trovò il cappello del padre, così con coraggio entrò nelle sale buie... Camminando lungo i corridoi, Belle arrivò dove la Bestia aveva rinchiuso Maurice. "Devi andartene subito!" cercò di spiegargli il padre, preoccupato. Troppo tardi... il mostro era già lì! "Sono venuta per mio padre. La prego, lo liberi!" supplicò Belle. Ma la Bestia non ebbe pietà: "Rimarrà dove si trova!" Generosamente la ragazza propose uno scambio. "Prenda me al suo posto!" La Bestia accettò a patto che Belle rimanesse al castello per sempre.

"La prego, risparmi mia figlia!" continuava a chiedere Maurice, mentre la Bestia lo trascinava via. Tutto inutile: il padrone del castello non lo ascoltava, e l'inventore fu costretto a ripartire da solo, su una carrozza stregata. Tornato al villaggio, Maurice corse alla taverna per chiedere aiuto, ma nessuno dei presenti, nemmeno Gaston, volle credere alla sua storia. In quel momento al castello, la teiera Mrs. Bric, la tazzina Chicco, Tockins e gli altri oggetti animati cercavano di consolare Belle, che si sentiva molto triste. La ragazza non voleva aver niente a che fare con la Bestia. Gli oggetti, sapendo che il loro padrone, in fondo, aveva un animo sensibile, cercarono di convincerlo a comportarsi da gentiluomo: se fosse riuscito ad amarla e a farsi amare da lei, avrebbe potuto spezzare l'incantesimo! Ma quando la Bestia provò a invitarla a cena, lei rifiutò perchè non era stato per niente gentile. Solo più tardi si decise a uscire dalla sua camera per cercare qualcosa da mangiare. Gli oggetti incantati furono felicissimi di vederla entrare entrare nel salone e prepararono una tavola fantastica!

Dopo la cena, Belle passeggiò nelle sale del castello, attratta dal mistero di quel luogo incantato. Arrivata all'ala ovest, ricordò che la Bestia le aveva proibito di entrarci, ma non riuscì a resistere alla curiosità. Fu così che scoprì la rosa fatata! Stava perdendo i suoi petali a uno a uno... Affascinata da quello spettacolo, non si accorse che la Bestia era lì vicino! "Perchè è venuta qui?" le chiese pieno di rabbia, proteggendo la rosa con una zampa. Belle non poteva saperlo, ma quel fiore rappresentava l'unica speranza di salvezza per la Bestia. Ancora una volta la Bestia la spaventò.

Ormai la ragazza ne aveva abbastanza: balzò a cavallo di Philippe e fuggì. Tra gli alberi, però, i lupi erano sempre in agguato! Circondata da quei feroci animali aveva perso ogni speranza. Ma all'improvviso arrivò la Bestia e, lottando duramente, mise in fuga i lupi. Nello scontro la Bestia era stato ferito e ora giaceva a terra.

Era il momento giusto per fuggire. Belle, però, decise di restare: lui l'aveva salvata rischiando la vita. A fatica lo caricò su Philippe e lo riportò al castello. Più tardi Belle curò le ferite della Bestia e per la prima volta i due parlarono sul serio. Sì, lei era fuggita, ma solo perchè lui l'aveva spaventata! "Grazie per avermi salvato la vita," mormorò Belle alla fine. La Bestia rimase molto colpito da quelle parole gentili. Dolcezza, buone maniere: ecco quello che a lui mancava. Ma voleva cambiare... e cambiò perchè in fondo aveva un animo nobile. Per cominciare diventò un perfetto padrone di casa, un vero gentiluomo... e anche un ballerino fantastico! Belle si accorse del cambiamento, mentre la Bestia si affezionava sempre di più alla ragazza. Belle sarebbe riuscita ad amarlo?

La ragazza si sentiva felice, ma le mancava suo padre. La Bestia le diede allora uno specchio magico, con il quale Belle potè vedere Maurice: era solo nel bosco ed era in pericolo! Oh, se solo avesse potuto raggiungerlo! La Bestia era innamorato di Belle; la rosa stava sfiorendo, ma la felicità della ragazza contava più di ogni altra cosa. Le donò lo specchio magico e la lasciò andare. Belle ritrovò il padre nel bosco. Era venuto da solo a salvarla, ma il freddo l'aveva indebolito. La ragazza lo riportò a casa, e qui Maurice si riprese in fretta. La felicità, però, durò poco... Gli abitanti del villaggio, guidati da Gaston, arrivarono per portare Maurice in manicomio, dicendo che aveva perso la testa: parlava di castelli, di bestie... In realtà si trattava di una perfida idea di Gaston, il quale avrebbe fatto liberare Maurice solo se Belle lo avesse sposato. La ragazza sapeva che Maurice aveva detto la verità! La Bestia esisteva davvero e lei poteva dimostrarlo, grazie allo specchio magico.

Quando gli uomini videro il padrone del castello ne ebbero paura, allora Belle cercò di spiegare che non era affatto malvagio. Gaston si accorse che la ragazza si era affezionata a quella strana creatura e ne fu geloso. Subito convinse gli abitanti del villaggio che la Bestia era un pericolo per tutti loro. Gli uomini, guidati da Gaston, partirono per il castello decisi ad attaccare la Bestia. Usando il tronco di un albero, riuscirono a sfondare il portone del castello. La battaglia stava per cominciare... Gli oggetti animati difesero il castello con tutte le loro forze. Intanto Gaston cercava la Bestia nelle sale e nei corridoi. E presto lo trovò: pieno di tristezza per la partenza di Belle, sembrava non preoccuparsi minimamente di quello che stava succedendo. Quando Gaston tese l'arco, non si mosse, e quando fu colpito non reagì. Gaston spinse la Bestia sul terrazzo del castello, ma lui ancora non si difendeva. All'improvviso Belle entrò a cavallo nel cortile sotto di loro. Era tornata! Nel vedere la ragazza la Bestia sentì rinascere la speranza e cominciò a lottare. Anche se adesso aveva una gran paura Gaston non smetteva di stuzzicare il suo rivale: "Sei innamorato di lei, Bestia? Pensavi davvero che avrebbe voluto te, quando poteva avere uno come me?" Belle intanto stava salendo di corsa le scale del castello... Durante la lotta, la Bestia aveva afferrato Gaston per il collo.

Questi lo supplicava di lasciarlo andare: "Farò qualunque cosa!" "Vattene!" rispose allora la Bestia, appoggiandolo sul cornicione. Belle era già sul terrazzo: "Sono qui!" gridò felice. La Bestia si arrampicò accanto lei, fu allora che Gaston lo colpì alle spalle! La sua malvagità fu punita: tentando di colpire ancora la Bestia, perse l'equilibrio e precipitò nel vuoto. Era finita per lui. Sul terrazzo, Belle era disperata: la Bestia era ferito molto gravemente. "Non lasciarmi, io ti amo!" disse piangendo. E prima che la Bestia chiudesse gli occhi per sempre, la rosa fatata perse l'ultimo petalo. In quel momento luci magiche cominciarono a scendere dal cielo... Una pioggia di scintille cadeva sul corpo della Bestia, che fu sollevato nell'aria. Belle non lo sapeva, ma l'incantesimo si era spezzato.

L'amore aveva vinto! Si, la Bestia era riuscita ad amare e a farsi amare prima che la rosa sfiorisse... e così tornò ad essere un principe.

Lei, che era innamorata della Bestia, per un attimo non capì. Ma poi vide negli occhi del giovane la stessa dolcezza che aveva conquistato il suo cuore e finalmente lo riconobbe. Subito dopo anche gli altri abitanti del castello furono liberati dall'incantesimo. Quel giorno, sotto lo sguardo commosso di papà Maurice, Belle e il principe danzarono a lungo. La gioia ormai era di casa nel castello e non se ne sarebbe andata più.

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PETER PAN

Questa storia comincia nella casa della famiglia Darling...E’ sera, e mamma e papà stanno preparandosi per una festa fuori casa. Intanto i bambini giocano nella loro camera: Il piccolo Michele fa la parte di Peter Pan, mentre Gianni, è il terribile Capitan Uncino. "Arrenditi!" esclama Michele. "Mai. Devo vendicare la mano che mi hai tagliato!" risponde Gianni. Poco dopo, papà Darling scopre che la sua camicia è stata trasformata in una mappa. Così si arrabbia con Wendy, la figlia maggiore, che racconta sempre ai fratelli le avventure di Peter Pan. Poi vede Nana, il vecchio cane di famiglia, e se la prende anche con lei. Ma quella di Peter Pan non è una favola. Qualche giorno prima era venuto ad ascoltare i racconti di Wendy. Nana era riuscita ad afferrare la sua ombra e ora Peter è tornato per cercarla. La fatina Trilli, sua inseparabile amica, gli indica che è nascosta nel cassetto. L’ombra non vuole saperne di tornare al suo padrone. Per acciuffarla, Peter fa un gran baccano e Wendy si sveglia. "Peter! Oh Peter, sapevo che saresti tornato!" esclama la ragazzina. Mentre gli ricuce l’ombra, Wendy racconta a Peter che lei non potrà più continuare a dormire nella camera dei bambini. "Da domani dovrò crescere!" Allora Peter decide: porterà la ragazzina nell’isola che non c’è, il magico luogo dove non si diventa mai grandi. Nel frattempo anche Gianni e Michele si svegliano: Sono entusiasti di partire per l’isola che non c’è. C’è un piccolo problema, però: i bambini non sanno volare ma basta una spruzzatina di polvere di fata e... via! I quattro amici si alzano in volo nel cielo di Londra. Peter Pan fa strada: "La seconda stella, poi si volta e... via, sempre dritto!" Ben presto, Peter Pan e i bambini giungono in vista dell’isola che non c’è. Sotto di loro cominciano a vedere la Laguna delle Sirene, l’accampamento indiano e... il vascello di Capitan Uncino. A bordo della nave pirata si sente un ticchettio. E’ il solito coccodrillo, che, insieme con la mano di Capitan Uncino, ha divorato una sveglia. Il nostromo Spugna lo scaccia, mentre Capitan Uncino trema di paura. Purtroppo i nostri eroi non passano inosservati. Una grossa palla di cannone sparata dal vascello sfiora i bambini. "Trilli, conduci i ragazzi al sicuro! A Capitan Uncino provvedo io!" grida Peter. Ma Trilli vola via con aria seccata e scompare nel folto della foresta. Non vuole più vedere la ragazzina di cui è gelosa. La fatina raggiunge il rifugio segreto di Peter Pan dove sono nascosti i Bimbi Sperduti. Trilli li sveglia e fa capir loro che Peter ha ordinato di abbattare un feroce uccello di nome Wendy. Presa a sassate dai Bimbi Sperduti, Wendy non riesce più a volare e precipita. Ma Peter Pan la afferra e la depone dolcemente a terra. "Trilli ha detto che era un uccello... e che tu avevi ordinato di spararle!" spiegano i Bimbi Sperduti. Peter è furioso con la fatina: "Trilli sei colpevole di alto tradimento! Devi andartene per sempre dal mio regno!" Ma Wendy, impietosita, ottiene che stia lontana una settimana.Mentre Peter e Wendy volano alla Laguna delle Sirene, Michele e Gianni vanno in esplorazione con i Bimbi Sperduti. D’un tratto, vedono delle orme: "Gli indiani! Guardate, Piedi Neri!" Gli indiani attaccano di sorpresa, catturano i bambini e li legano per portarli all’accampamento. Gianni è convinto che sia tutta colpa sua. Di solito gli indiani catturano i bambini solo per gioco. Ma questa volta no. Il capo Toro in Piedi chiede minaccioso: "Dove nascondere voi Giglio Tigrato?" I bambini rispondono di non saperne niente. "Menzogna! Se per il tramonto mia figlia non tornare io scotennare tutti voi!" Intanto Peter mostra a Wendy la Laguna delle Sirene. Le bellissime creature fanno una gran festa a Peter. Ma quando si accorgono di Wendy, ingelosite le fanno i dispetti. Peter Pan corre in aiuto della sua amica e, proprio allora, arriva Capitan Uncino. Peter e Wendy spiano il Capitano e Spugna. "Hanno catturato Giglio Tigrato!" esclama Peter. Infatti, i due pirati, arrivati vicino alla Roccia del Teschio su una barca, hanno legato la principessa a uno scoglio. Capitan Uncino sta minacciando Giglio Tigrato. "Voi mi dite dove si nasconde Peter Pan e io vi rimando da vostro padre. Fra poco arriva l’alta marea e allora non potrete più parlare!" Ma la principessa si rifiuta di rispondere. All’improvviso, Peter Pan balza fuori e sfida Capitan Uncino. Il pirata sguaina la spada e cerca di colpirlo, ma Peter è troppo agile per lui: schiva facilmente i suoi colpi prendendolo in giro. Alla fine, il pirata cade nel vuoto rimanendo appeso con l’uncino a una roccia. Sotto di lui, ecco aprirsi la bocca del coccodrillo che già pregusta il suo pranzetto! Intanto Giglio Tigrato sta per annegare. Mentre Capitan Uncino sfugge ancora una volta al terribile coccodrillo, Peter Pan riesce a salvare la principessa. Il nostro eroe vola via con la fanciulla fra le braccia. Toro in Piedi è colmo di gioia nel rivedere la figlia. Liberati i prigionieri, regala a Peter un copricapo di piume e gli dà il nome di Aquila Volante facendolo diventare un indiano onorario. Nel frattempo Trilli se ne sta tutta sola. E’ triste e pensierosa perchè è stata scacciata e non sa che Spugna sta per catturarla. Improvvisamente si ritrova al buio imprigionata nel berretto di Spugna. Uncino ha intenzione di servirsi della gelosia della fatina verso Wendy per convincerla a svelare il segreto del nascondiglio di Peter Pan. Capitan Uncino chiede a Trilli di aiutarlo a rapire Wendy e, per convincerla le promette che non alzerà un dito su Peter Pan. La fatina cade nella trappola e spiega che Wendy si trova nel rifugio di Peter, nell’Albero dell’Impiccato. Intanto finita la festa al campo indiano, i Bimbi Sperduti sono tornati al nascondiglio. Seduti vicino a Wendy, le chiedono che cosa è una mamma. Così la ragazzina spiega: "Una mamma, una vera mamma è la cosa più bella che ci sia al mondo!"Le parole di Wendy fanno venire voglia di tornare a casa a tutti i bambini, facendo così infuriare Peter. Appena i bambini escono dal nascondiglio, trovano ad attenderli i pirati. Wendy è l’ultima a uscire. Piena di incertezza e dispiaciuta per Peter Pan, si affaccia dall’Albero dell’Impiccato e... vede che tutti i bambini sono

stati catturati. "E adesso, occupiamoci di messer Peter Pan!" esclama Capitan Uncino, prendendo un grosso pacco. Spugna preferirebbe attaccare direttamente il ragazzo, ma il capitano spiega: "Ho dato la mia parola di non alzare dito, o uncino, su Peter Pan. E Capitan Uncino mantiene sempre la sua parola!" Così dicendo, cala il pacco nell’Albero. Più tardi sulla nave, annuncia ai prigionieri che saranno salvi se diventeranno pirati. I bambini sono tentati di accettare, ma Wendy, sicura che Peter li salverà, li rimprovera e rifiuta l’offerta a nome di tutti. "Abbiamo lasciato un ricordino per Peter!" spiega il feroce capitano a Wendy "Un piccolo ingegnoso ordigno, congegnato in modo che quando l’orologio farà così..." interviene Spugna indicando le ore sei, "...verrà scaraventato via dall’isola per l’eternità," conclude il capitano. Anche Trilli ha sentito il perfido capitano e vuole avvisare Peter. Riesce a spaccare il vetro della lanterna dove il capitano l’ha rinchiusa e vola verso il rifugio. Deve arrivare prima delle sei! Trilli raggiunge Peter proprio mentre sta aprendo il pacco. Il ragazzo non vuole cedere quel dono, sul quale il capitano ha lasciato un falso biglietto firmato con il nome di Wendy. Ma la fatina glielo toglie dalle mani appena in tempo prima che esploda. Sulla nave, i bambini sentono l’esplosione e guardano spaventati in direzione del loro nascondiglio. "A noi, ora! Cosa scegliete: l’ingaggio o il grande viaggio?" chiede Capitan Uncino. Wendy risponde a nome di tutti: "Non saremo mai dei vostri!" e si avvia a testa alta sulla passerella... I pirati sono nervosi perchè non hanno sentito il tonfo della ragazza nell’acqua. La ragazza è in salvo tra le braccia di Peter, che l’ha presa al volo mentre stava per finire in mare. Peter vola sul pennone della nave, lasciando di stucco il capitano e i suoi pirati. "Dì le tue preghiere, Uncino!" grida Peter, dando inizio a uno spettacolare duello. Con un’agile mossa, libera tutti i bambini, che si arrampicano sulla coffa. Da lì respingono l’assalto dei pirati. A guidarli è Gianni, il loro comandante. Furioso, Capitan Uncino sfida Peter Pan a battersi senza volare. "Combatterò con te da uomo a uomo" afferma il ragazzo. Ma durante il duello si ritrova pericolosamente in bilico sul pennone della vela maestra! Per fortuna Peter riesce a mantenere l’equilibrio, e a disarmare Uncino. Sconfitto, il pirata lo implora di risparmiargli la vita. "Sia pure, se dichiari di essere un baccalà!" acconsente Peter. Il capitano obbedisce, poi cerca di colpire Peter a tradimento... Ma perde l’equilibrio e cade in mare, dove lo aspetta il coccodrillo! Capitan Uncino riemerge dalla bocca del coccodrillo e, strillando come un’aquila, chiede aiuto al nostromo. Spugna sta scappando con i pirati su una scialuppa, ma torna indietro per salvare il capitano. Mentre i bambini esultano per la vittoria, Wendy nomina Peter ammiraglio. Il ragazzo subito dà l’ordine di iniziare le manovre per salpare: "Destinazione Londra" dice. Peter chiede a Trilli di spruzzare sulla nave la polvere di fata. Così il vascello pirata, trasformandosi in un galeone dorato, si alza in volo nel cielo. Quando papà e mamma Darling tornano a casa, trovano il letto di Wendy vuoto. Sorpresi, vedono la ragazzina dormire vicino alla finestra. "Mammina, siamo tornati! Sai è stato davvero straordinario: Trilli, le sirene e... Peter pan, il più straordinario di tutti!" racconta Wendy ai genitori stupiti. Ma poi papà, mamma e Wendy si affacciano alla finestra e vedono passare una misteriosa figura fatta di nuvole passare davanti alla luna. Il signor Darling commenta: "Ho la sensazione di averlo già visto, quel vascello... tanto tempo fa, quando ero bambino!" Questa storia comincia nella casa della famiglia Darling... E’ sera, e mamma e papà stanno preparandosi per una festa fuori casa. Intanto i bambini giocano nella loro camera: Il piccolo Michele fa la parte di Peter Pan, mentre Gianni, è il terribile Capitan Uncino. "Arrenditi!" esclama Michele. "Mai. Devo vendicare la mano che mi hai tagliato!" risponde Gianni. Poco dopo, papà Darling scopre che la sua camicia è stata trasformata in una mappa. Così si arrabbia con Wendy, la figlia maggiore, che racconta sempre ai fratelli le avventure di Peter Pan. Poi vede Nana, il vecchio cane di famiglia, e se la prende anche con lei. Ma quella di Peter Pan non è una favola. Qualche giorno prima era venuto ad ascoltare i racconti di Wendy. Nana era riuscita ad afferrare la sua ombra e ora Peter è tornato per cercarla. La fatina Trilli, sua inseparabile amica, gli indica che è nascosta nel cassetto. L’ombra non vuole saperne di tornare al suo padrone. Per acciuffarla, Peter fa un gran baccano e Wendy si sveglia. "Peter! Oh Peter, sapevo che saresti tornato!" esclama la ragazzina. Mentre gli ricuce l’ombra, Wendy racconta a Peter che lei non potrà più continuare a dormire nella camera dei bambini. "Da domani dovrò crescere!" Allora Peter decide: porterà la ragazzina nell’isola che non c’è, il magico luogo dove non si diventa mai grandi. Nel frattempo anche Gianni e Michele si svegliano: Sono entusiasti di partire per l’isola che non c’è. C’è un piccolo problema, però: i bambini non sanno volare ma basta una spruzzatina di polvere di fata e... via! I quattro amici si alzano in volo nel cielo di Londra. Peter Pan fa strada: "La seconda stella, poi si volta e... via, sempre dritto!" Ben presto, Peter Pan e i bambini giungono in vista dell’isola che non c’è. Sotto di loro cominciano a vedere la Laguna delle Sirene, l’accampamento indiano e... il vascello di Capitan Uncino. A bordo della nave pirata si sente un ticchettio. E’ il solito coccodrillo, che, insieme con la mano di Capitan Uncino, ha divorato una sveglia. Il nostromo Spugna lo scaccia, mentre Capitan Uncino trema di paura. Purtroppo i nostri eroi non passano inosservati. Una grossa palla di cannone sparata dal vascello sfiora i bambini. "Trilli, conduci i ragazzi al sicuro! A Capitan Uncino provvedo io!" grida Peter. Ma Trilli vola via con aria seccata e scompare nel folto della foresta. Non vuole più vedere la ragazzina di cui è gelosa. La fatina raggiunge il rifugio segreto di Peter Pan dove sono nascosti i Bimbi Sperduti. Trilli li sveglia e fa capir loro che Peter ha ordinato di abbattare un feroce uccello di nome Wendy. Presa a sassate dai Bimbi Sperduti, Wendy non riesce più a volare e precipita. Ma Peter Pan la afferra e la depone dolcemente a terra. "Trilli ha detto che era un uccello... e che tu avevi ordinato di spararle!" spiegano i Bimbi Sperduti. Peter è furioso con la fatina: "Trilli sei colpevole di alto tradimento! Devi andartene per sempre dal mio regno!" Ma Wendy, impietosita, ottiene che stia lontana una settimana.Mentre Peter e Wendy volano alla Laguna delle Sirene, Michele e Gianni vanno in esplorazione con i Bimbi Sperduti. D’un tratto, vedono delle orme: "Gli indiani! Guardate, Piedi Neri!" Gli indiani attaccano di sorpresa, catturano i bambini e li legano per portarli all’accampamento. Gianni è convinto che sia tutta colpa sua. Di solito gli indiani catturano i bambini solo per gioco. Ma questa volta no. Il capo Toro in Piedi chiede minaccioso: "Dove nascondere voi Giglio Tigrato?" I bambini rispondono di non saperne niente. "Menzogna! Se per il tramonto mia figlia non tornare io scotennare tutti voi!" Intanto Peter mostra a Wendy la Laguna delle Sirene. Le bellissime creature fanno una gran festa a Peter. Ma quando si accorgono di Wendy, ingelosite le fanno i dispetti. Peter Pan corre in aiuto della sua amica e, proprio allora, arriva Capitan Uncino. Peter e Wendy spiano il Capitano e Spugna. "Hanno catturato Giglio Tigrato!" esclama Peter. Infatti, i due pirati, arrivati vicino alla Roccia del Teschio su una barca, hanno legato la principessa a uno scoglio. Capitan Uncino sta minacciando Giglio Tigrato. "Voi mi dite dove si nasconde Peter Pan e io vi rimando da vostro padre. Fra poco arriva l’alta marea e allora non potrete più parlare!" Ma la principessa si rifiuta di rispondere. All’improvviso, Peter Pan balza fuori e sfida Capitan Uncino. Il pirata sguaina la spada e cerca di colpirlo, ma Peter è troppo agile per lui: schiva facilmente i suoi colpi prendendolo in giro. Alla fine, il pirata cade nel vuoto rimanendo appeso con l’uncino a una roccia. Sotto di lui, ecco aprirsi la bocca del coccodrillo che già pregusta il suo pranzetto! Intanto Giglio Tigrato sta per annegare. Mentre Capitan Uncino sfugge ancora una volta al terribile coccodrillo, Peter Pan riesce a salvare la principessa. Il nostro eroe vola via con la fanciulla fra le braccia. Toro in Piedi è colmo di gioia nel rivedere la figlia. Liberati i prigionieri, regala a Peter un copricapo di piume e gli dà il nome di Aquila Volante facendolo diventare un indiano onorario. Nel frattempo Trilli se ne sta tutta sola. E’ triste e pensierosa perchè è stata scacciata e non sa che Spugna sta per catturarla. Improvvisamente si ritrova al buio imprigionata nel berretto di Spugna. Uncino ha intenzione di servirsi della gelosia della fatina verso Wendy per convincerla a svelare il segreto del nascondiglio di Peter Pan. Capitan Uncino chiede a Trilli di aiutarlo a rapire Wendy e, per convincerla le promette che non alzerà un dito su Peter Pan. La fatina cade nella trappola e spiega che Wendy si trova nel rifugio di Peter, nell’Albero dell’Impiccato. Intanto finita la festa al campo indiano, i Bimbi Sperduti sono tornati al nascondiglio. Seduti vicino a Wendy, le chiedono che cosa è una mamma. Così la ragazzina spiega: "Una mamma, una vera mamma è la cosa più bella che ci sia al mondo!"Le parole di Wendy fanno venire voglia di tornare a casa a tutti i bambini, facendo così infuriare Peter. Appena i bambini escono dal nascondiglio, trovano ad attenderli i pirati. Wendy è l’ultima a uscire. Piena di incertezza e dispiaciuta per Peter Pan, si affaccia dall’Albero dell’Impiccato e... vede che tutti i bambini sono stati catturati. "E adesso, occupiamoci di messer Peter Pan!" esclama Capitan Uncino, prendendo un grosso pacco. Spugna preferirebbe attaccare direttamente il ragazzo, ma il capitano spiega: "Ho dato la mia parola di non alzare dito, o uncino, su Peter Pan. E Capitan Uncino mantiene sempre la sua parola!" Così dicendo, cala il pacco nell’Albero. Più tardi sulla nave, annuncia ai prigionieri che saranno salvi se diventeranno pirati. I bambini sono tentati di accettare, ma Wendy, sicura che Peter li salverà, li rimprovera e rifiuta l’offerta a nome di tutti. "Abbiamo lasciato un ricordino per Peter!" spiega il feroce capitano a Wendy "Un piccolo ingegnoso ordigno, congegnato in modo che quando l’orologio farà così..." interviene Spugna indicando le ore sei, "...verrà scaraventato via dall’isola per l’eternità," conclude il capitano. Anche Trilli ha sentito il perfido capitano e vuole avvisare Peter. Riesce a spaccare il vetro della lanterna dove il capitano l’ha rinchiusa e vola verso il rifugio. Deve arrivare prima delle sei! Trilli raggiunge Peter proprio mentre sta aprendo il pacco. Il ragazzo non vuole cedere quel dono, sul quale il capitano ha lasciato un falso biglietto firmato con il nome di Wendy. Ma la fatina glielo toglie dalle mani appena in tempo prima che esploda. Sulla nave, i bambini sentono l’esplosione e guardano spaventati in direzione del loro nascondiglio. "A noi, ora! Cosa scegliete: l’ingaggio o il grande viaggio?" chiede Capitan Uncino. Wendy risponde a nome di tutti: "Non saremo mai dei vostri!" e si avvia a testa alta sulla passerella... I pirati sono nervosi perchè non hanno sentito il tonfo della ragazza nell’acqua. La ragazza è in salvo tra le braccia di Peter, che l’ha presa al volo mentre stava per finire in mare. Peter vola sul pennone della nave, lasciando di stucco il capitano e i suoi pirati. "Dì le tue preghiere, Uncino!" grida Peter, dando inizio a uno spettacolare duello. Con un’agile mossa, libera tutti i bambini, che si arrampicano sulla coffa. Da lì respingono l’assalto dei pirati. A guidarli è Gianni, il loro comandante. Furioso, Capitan Uncino sfida Peter Pan a battersi senza volare. "Combatterò con te da uomo a uomo" afferma il ragazzo. Ma durante il duello si ritrova pericolosamente in bilico sul pennone della vela maestra! Per fortuna Peter riesce a mantenere l’equilibrio, e a disarmare Uncino. Sconfitto, il pirata lo implora di risparmiargli la vita. "Sia pure, se dichiari di essere un baccalà!" acconsente Peter. Il capitano obbedisce, poi cerca di colpire Peter a tradimento... Ma perde l’equilibrio e cade in mare, dove lo aspetta il coccodrillo! Capitan Uncino riemerge dalla bocca del coccodrillo e, strillando come un’aquila, chiede aiuto al nostromo. Spugna sta scappando con i pirati su una scialuppa, ma torna indietro per salvare il capitano. Mentre i bambini esultano per la vittoria, Wendy nomina Peter ammiraglio. Il ragazzo subito dà l’ordine di iniziare le manovre per salpare: "Destinazione Londra" dice . Peter chiede a Trilli di spruzzare sulla nave la polvere di fata. Così il vascello pirata, trasformandosi in un galeone dorato, si alza in volo nel cielo. Quando papà e mamma Darling tornano a casa, trovano il letto di Wendy vuoto. Sorpresi, vedono la ragazzina dormire vicino alla finestra. "Mammina, siamo tornati! Sai è stato davvero straordinario: Trilli, le sirene e... Peter Pan, il più straordinario di tutti!" racconta Wendy ai genitori stupiti. Ma poi papà, mamma e Wendy si affacciano alla finestra e vedono passare una misteriosa figura fatta di nuvole passare davanti alla luna. Il signor Darling commenta: "Ho la sensazione di averlo già visto, quel vascello... tanto tempo fa, quando ero bambino!"

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Sade Biggs.si addormenta 30 volte al giorno

In gergo medico si chiama 'cataplessia', che in forme normali porta ad estrema debolezza e perdita del tono muscolare, in alcuni momenti della giornata. Quella di cui soffre Sade Biggs, bambina di 8 anni di Londra, però, è una forma estrema di questo disturbo, che in parole povere, le impedisce di vivere. Sade, infatti, non può giocare con i suoi amici, o andare in bicicletta, e in futuro non potrà guidare l'auto, o fare sport, o lavorare, perché per una trentina di volte al giorno, si addormenta improvvisamente.
La sua storia è stata raccontata qualche giorno fa dal tabloid britannico Daily Mail. Lei e sua madre Dana, 37enne, hanno accettato di farsi intervistare, raccontando il calvario della povera bambina. "Quando Sade aveva due anni, iniziammo ad accorgersi che c'era qualcosa che non andava - ha detto Dana - Sade dormiva tantissimo, giorno e notte, a volte si addormentava con il cibo ancora in bocca. Ero molto spaventata". La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un episodio particolare, accaduto qualche anno fa: "Una volta eravamo in bici, all'improvviso mi sono girata e Sade era caduta, e dormiva sull'asfalto". Negli anni successivi, la bambina ha fatto decine di test in ospedale, prima che le venisse diagnosticata questa strana malattia.
Non bastassero i 'sonnellini' improvvisi, a rendere la vita di Sade un inferno ci sono anche gli incubi, terribili, di cui soffre durante il sonno. "Vedo scheletri e streghe, sono sogni molto reali" ha detto la stessa bambina al Mail. "Sade non può fare ciò che fanno gli altri bambini, è costretta a stare sempre con me. A volte è agitata, si arrabbia, ma la colpa non è mia né sua, è solo di questa malattia". I medici che la seguono, comunque, sono fiduciosi: secondo John Cherry, uno dei massimi esperti di narcolessia nel Regno Unito, la condizione di Sade è rarissima, ma il fatto che sia stata diagnosticata così presto, è molto positivo. "Ci sono molte possibilità che in futuro si possano fortemente ridurre gli effetti e, chissà, magari guarirla", ha detto Cherry span>

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7 ore in un pozzo profondo 23 metri, salva bimba di 4 anni

BUENOS AIRES (ARGENTINA) – Sette drammatiche ore davanti alla tv. Il salvataggio della piccola Vanessa ha tenuto con il fiato sospeso l’intera Argentina, che ha sofferto e gioito quando finalmente la bambina è emersa dal pozzo profondo 23 metri e largo appena 35 centimetri che la aveva inghiottita mentre giocava in un terreno agricolo di Florencio Varela, 25 chilometri al sud di Buenos Aires “Vanessa, quella che hai nelle mani è una corda, cerca di passartela sotto le braccia e afferrati forte”, urlava dalla superficie la madre. La donna era attorniata da oltre 200 soccorritori, mentre una telecamera di fibra ottica filmava tutto quanto accadeva all'interno del buco nel quale, date le sue dimensioni, non poteva scendere nessuno. Tutti i canali televisivi hanno interrotto le normali trasmissioni per seguire in diretta le operazioni di soccorso.

In piedi, abbracciata ad un grosso tubo che attraversava il pozzo, la piccola Vanessa ha avuto grosse difficoltà ad imbracciare la corda che rappresentava la sua salvezza. Alla fine, la bambina è riuscita ad imbracarsi, mentre i soccorritori cominciavano a tirare con molta cautela. Quando la bambina è uscita dal pozzo, l’urlo di gioia della madre e dei soccorritori è stato accolto con giubilo da tutto il Paese.

Haiti:piu' di 1000 morti di colera

NEW YORK, 16 novembre 2010 – I morti per il colera sono saliti a 1039, I contagiati sono piu’ di 17mila. Haiti e’ in ginocchio, e gli abitanti inferociti scendono in strada. Nell’isola caraibica, gia’ sconvolta dal terremoto dello scorso gennaio e adesso dall’epidemia, scoppiano le sommosse.
Due morti e decine di feriti il bilancio della rivolta dei manifestanti con caschi blu dell’Onu. Citta’ isolate e scontri che continuano senza tregua nei centri di Hinche e Cap Haitien. Le scuole sono chiuse e le autorita' raccomandano di non scendere in strada. Gli haitinani, disperati, sembrano convinti che il virus sia stato portato dai caschi blu nepalesi e hanno attaccato la sede Onu di Cap Haitien.

Dal Palazzo di Vetro negano fermamente, anche se riconoscono la presenza di alcuni problemi di igiene nella base nepalese. Le modalita’ degli scontri, scoppiati quasi in contemporanea, hanno rafforzato il sospetto che dietro ci sia una motivazione politica. Il 28 novembre nell’isola si terranno le elezioni per eleggere il presidente e il parlamento, e l’Onu teme che l’obiettivo sia proprio quello di creare una situazione di caos alla vigilia delle elezioni.

”Stiamo vivendo le conseguenze di due settimane di epidemia e dell’avvicinarsi del voto. La popolazione e’ spaventata”, ha detto Vincenzo Pugliese, portavoce della Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti (MINUSTAH).

La tragedia si e’ consumata quando i manifestanti hanno iniziato a lanciare sassi e bottiglie contro la sede MINUSTAH di Cap Haitien. Un giovane di venti anni e’ rimasto ucciso davanti alla base Onu da un colpo di fucile sparato dai caschi blu, e un altro giovane ha perso la vita durante gli scontri. “E’ stata legittima difesa”, ha detto Pugliese.

Al Palazzo di Vetro il portavoce del Segretario Generale Ban ki Moon ha confermato l’apertura di un’inchiesta che dovrà “fare luce sulle circostanze precise degli scontri”. “Siamo pronti a collaborare con la polizia haitiana per mantenere la sicurezza e l’ordine - ha aggiunto – C’e’ un clima di forte insicurezza e vogliamo proteggere il processo elettorale”.

Il colera non esplodeva da 50 anni nell’isola. Le persone, oltre a vivere ancora in situazioni critiche dopo il terremoto di gennaio, non sono preparate ad affrontare la malattia e non hanno nemmeno le informazioni di base. A Port au Prince circa un milione e 400 mila persone continuano a vivere nei campi di soccorso costruiti dopo il terremoto, e l’igiene, l’acqua potabile e i servizi sanitari sono spesso scarsi. Il colera ha colpito tutte e dieci le province dell’isola. Se l’epidemia non viene fermata potrebbe colpire fino a 200.000 persone e gli effetti sulla popolazione, allo stremo delle forze, sarebbero devastanti.
Le Nazioni Unite nei giorni scorsi hanno lanciato un appello chiedendo aiuti di emergenza per 164 milioni di dollari. L’organizzazione umanitaria Medici senza Frontiere, presente nell’isola con circa 100 medici e 400 volontari, e’ in prima linea nel curare gli ammalati ma le condizioni sono “disperate”, racconta il medico italiano Stefano Zannini “Le infrastrutture sono deboli - prosegue - ed e’ difficile assicurare acqua e medicine a tutti i malati. Non escudiamo di dover curare la gente per strada”.
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REGGIO CALABRIA - La figlia di quattro anni non voleva bere vino. E la picchiava.

REGGIO CALABRIA 17 novembre 2010 La figlia di quattro anni non voleva bere vino. E lui la picchiava. I carabinieri hanno arrestato un pregiudicato di Reggio Calabria, con l'accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni.LA VIOLENZA. L'uomo è un venditore ambulante, già con precedenti penali. Dalla ricostruzione dei militari, è stata la convivente a denunciare l'uomo. Che durante la lite, non solo aveva picchiato la donna con una sedia, ma anche la figlioletta di quattro anni, perché non voleva bere il vino. I carabinieri della Stazione Reggio-Catona hanno tratto in arresto un uomo, originario di Reggio Calabria, venditore ambulante, pregiudicato, con le accuse di maltrattamenti in famiglia e lesioni. Intorno alle ore 18 di sabato sera una donna è giunta presso la sede del Comando provinciale riferendo di voler denunciare un’aggressione da parte del proprio convivente. I militari hanno ascoltato il racconto della donna che appariva sconvolta e che riferiva di essere stata poco prima aggredita e picchiata dal proprio convivente, che al termine dell’ennesima lite, l’aveva colpita con una sedia ferendola. Ma le preoccupazioni esternate dalla donna non erano riferite tanto a se stessa quanto alla propria figlia di 4 anni rimasta nel frattempo in compagnia del padre: la lite tra i due genitori era infatti iniziata perché il padre, come già aveva fatto in passato, aveva costretto la figlia a bere un bicchiere di vino. La piccola si era rifiutata ed era stata immediatamente colpita dall’uomo. Sono state a quel punto effettuate immediate ricerche da parte delle pattuglie in servizio esterno che hanno in breve rintracciato l’uomo alla guida del proprio furgone con a bordo la piccola. L’uomo è stato accompagnato presso gli uffici della Stazione di Catona. Lì la donna, assieme all’altra figlia (attualmente diciannovenne) avuta da una precedente relazione, ha denunciato ai carabinieri le continue vessazioni subite, l’ira ingiustificata dell’uomo che veniva puntualmente sfogata sulla donna e sulle figlie nell’ambito delle mura domestiche divenute un inferno. Esempio di questa crudeltà era appunto il motivo dell’ultima lite: l’intenzione dell’uomo di far bere alla bimba di 4 anni un bicchiere di vino rosso, e le conseguenti percosse seguite al rifiuto della piccola. Gli episodi raccontati dalla donna e dall’altra figlia sono ora oggetto di ulteriori approfondimenti da parte dei carabinieri che comunque nella stessa serata di sabato hanno proceduto all’arresto del venditore ambulante per i reati di maltrattamenti in famiglia, lesioni e violenza privata commessi dall’uomo ai danni della convivente e delle figlie. Si indaga al fine di chiarire fino a quale gravità si siano spinti gli abusi commessi sulle bambine. L’uomo è attualmente in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria.
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BAMBINO INGOIA UNA MONETA CHE DI FERMA NELL'ESOFAGO

LIVORNO 16 NOVEMBRE 2010 Brutta disavventura per un bambino di sette anni che abita nella zona dell'Attias. Stava giocando nella sua casa quando ha ingerito una moneta-giocattolo di una dimensione analoga a quella da venti centesimi. La moneta si è fermata nell'esofago causando evidenti problemi al bambinoSoccorso dai fratelli della Misericordia, a bordo di una ambulanza è stato trasportato all'ospedale per le cure del caso.
Purtroppo i bambini non coscenti ancora del pericolo,tendono a fare tutto cio' che è pericoloso,quindi hanno l'istinto di mettere tutto in bocca dalle cose piu' piccole alle piu' grandi,quindi è importante non lasciarli mai giocare da soli o comunque controllati a vista,basta un NANO SECONDO e il guaio è fatto.NON LASCIATELI IN MANO SOLDI O OGGETTI DELLA STESSA DIMENSIONI,LA COLPA NON E' DEI BAMBINI RICORDATEVOLO,SONO PROTETTI E GUIDATI DA NOI,DAI COMPORTAMENTI ALLA LORO CURA.LA VITA DI UN BAMBINO DIPENDE DA NOI.
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«Kikka, tra noi resterà la magia»...Un ricordo, a tratti straziante, di Federica

LUCCA. «Parole bellissime, che descrivono perfettamente Federica. Lei era come scrive Francesca, la sua migliore amica». Mamma Maria Grazia si è commossa, e con lei tutti coloro che seguivano il rito funebre, quando Francesca Rossi ha letto quello che le aveva dettato il cuore. Un ricordo, a tratti straziante, di Federica. «Cara Fede, ti parlo attraverso questa lettera perché so che da lassù puoi sentirmi. Cara Fede, sono io, Franci, la tua migliore amica, ricordi? Certo che ti ricordi amore mio, ne abbiamo passate talmente tante insieme! E dire che quando ci siamo conosciute non ci potevamo neppure vedere... ma evidentemente eravamo destinate ad incontrarci, a diventare come due sorelle, vero amore?... Oggi Fede, siamo tutti qui riuniti unicamente per te non ti senti importante? Beh, cara la mia Kikka, ti ci devi sentire eccome, perché lo sei! È un po' come in quella scena finale del Titanic, in cui Rose tornando sulla nave rincontra tutte le persone che hanno caratterizzato e fatto parte di quel viaggio, hai presente?». Francesca scrive tra l'altro: «Tu mi hai vista in tutti i modi possibili, immaginabili e sei sempre stata onesta e sincera con me. Non mi hai mai detto che ero bella quando non lo pensavi, non mi hai mai fatto del male, non mi hai mai delusa. Quando non condividevi qualche mio comportamento me lo facevi subito presente... ma non accadeva mai, perché io e te, amore, andavamo sempre d'accordo, non abbiamo mai litigato veramente. Fede, quello che c'è fra di noi è magia, diglielo, diglielo a tutti! Approfitta del fatto che oggi sono tutti qui con te e spiegaglielo tu quanto bene ti volevo, ti voglio e ti vorrò! Diglielo tu che quando stavi male tu stavo male anch'io, diglielo che c'aiutavamo sempre... Spiegaglielo te che eravamo sorelle. Ti ho sempre stressata con tutte le mie storie, perché io parlo tanto, vero amore? Ma te mi hai sempre sopportata ugualmente ed era un piacere per te consigliarmi». Francesca ricorda il momento della visita all'obitorio: «Ieri sono venuta a vederti tesoro, a salutarti, ed eri bella come sempre, lo sai? Io te l'ho sempre detto che sei meravigliosa e ti guardavo, eri sempre tu: le tue ciglia lunghe, le labbra sottili, quella simpatica ritrosa ai capelli, le tue manine e i tuoi piedini piccini e teneri. Avevi indosso i soliti jeans e quegli stivali nuovi che comprammo insieme con la tua mamma e il tuo papà. Amore, avrei voluto svegliarti e tornare a casa con te per fare quei cuori di Ciobar che cucinavamo spesso e che ci piacevano tanto. Ma tu dormivi tesoro, non potevo disturbarti... perché? Non ero preparata a questo, ero sicura che non ti avrei persa mai, dovevamo ancora mangiarci quella famosa torta Sacher insieme, dovevi ancora farti quel tatuaggio come tua sorella Erika!». Francesca ricorda il sogno di andare in Sicilia a 18 anni, l'impegno di Federica di farle da damigella al matrimonio. All'amica chiede di stare accanto ai suoi cari: «Mi raccontavi dei litigi con Erika, dicevi che ti prendeva sempre i vestiti e t'arrabbiavi, ma mi dicevi anche che finivate sempre per far pace. Mi dicevi di Davide, il tuo papà, che parlava poco, che la domenica si alzava e preparava il sugo per la pasta, che andava spesso in palestra e che quando era via per lavoro ti mancava. E Grazia, la tua mamma che ti somiglia tanto». Francesca cita una preghiera siciliana e infine saluta: «Ti amo Fede, sei il mio cuore. La tua migliore amica per sempre...». 14 novembre 2010
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Presepe: cosa significa questa parola?

Il Presepe (o presepio) significa "stalla" e poi greppia, mangiatoia, per gli animali della stalla.
Deriva dal latino prasesepium o praesaepe (prae = davanti e saepes = siepe, quindi alla lettera recinto limitato da una siepe, ovvero l'ovile, ed in senso ristretto la mangiatoia degli animali da chiuso).
Qual'è l'origine del Presepe?
Il presepe nasce da un'idea di San Francesco d'Assisi che nel 1223 volle ricostruire fedelmente la natività di Gesù con vere persone in una grotta a Greccio, in provincia di Rieti. Il presepe si diffuse ben presto in tutto il mondo; oltre alla rappresentazione con persone vere si passò al presepio fatto con statuine di legno, pietra, gesso, o terracotta.
Esistono alcuni Presepi curiosi?
Nel Museo Nazionale di Firenze possiamo ammirare il prezioso presepe in ceramica di Giovanni della Robbia (1469-1529), che fu il primo a diffondere la speciale ceramica colorata inventata dal celebre padre Luca. L'immagine della Natività ha alcuni particolari nuovissimi per l'epoca: il Bambino porta un dito alla bocca e sono presenti San Giovannino e un pastore con la pecora.
A Cesenatico (in provincia di Forlì), le statue di Gesù, Giuseppe e Maria sono a grandezza umana contornate da statue di angeli e pescatori e posizionati sulle barche nel canale. Attorno non ci sono pecore, ma delfini.
A Predappio (sempre in provincia di Forlì) troviamo invece il presepio più lungo d'Italia: 10 metri di lunghezza nella zolfatara tra le acque sulfuree con 12 grotte e altrettante scene della natività. L'idea di fare un presepe in questo scenario suggestivo è nata nel 1981, quando alcuni speleologi portarono in quel luogo una pianta di Stelle di Natale.
Alcune frasi pronte per realizzare biglietti d'auguri per Natale.

A seconda dell'occasione, si utilizzeranno le frasi di auguri Natalizi informali, le frasi di auguri formali, oppure le frasi divertenti per degli auguri di Natale spiritosi, oppure infine gli auguri di Natale d'amore e sentimentali, gli auguri Natalizi per un amico, per un collega di lavoro, o per una persona che non sentiamo da tempo.
Auguri di Natale informali
•Auguro di cuore a te e famiglia un meraviglioso Natale e un felicissimo Anno Nuovo, con molto affetto!

•Con l'augurio affettuoso che tu possa passare delle feste serene e che ti attenda un felice anno nuovo.

•Con l'augurio che possa essere esaudito tutto quello che desideri. Buone feste e Buon Natale.

•A te e alla tua famiglia gli Auguri di un lieto Natale, pieno di soddisfazioni, di gioie e di amore.

•Che il Natale porti gioia e calore nella tua famiglia.

•Tanti auguroni per un Natale di pace e serenità e un Anno Nuovo ricco di piacevoli novità.

•Il Natale regala sempre una piccola favola ... Ti auguro che queste feste siano ricche di magiche sorprese !

•Che il suono melodioso delle campane avveri i desideri di chi crede ancora nell' amore del prossimo e che porti pace a te e alla tua famiglia. tantissimi auguri di Buon Natale.

•I nostri migliori Auguri di Natale e per l'Anno nuovo. Che il nuovo anno sia semplicemente il migliore che abbiate mai trascorso.

•Tanti cari Auguri per un felicissimo Natale! Un abbraccio.

•A te e famiglia gli Auguri di un lieto Natale, e di un nuovo anno pieno di soddisfazioni nel tuo lavoro, di gioie e di amore.

Auguri di Natale formali
•Auguro a Lei e alla Sua famiglia un Buon Natale ed un Felice Anno Nuovo.

•E' davvero di cuore che auguro a lei e alla sua famiglia un felice Natale e un buon anno nuovo.

•Tanti Auguri di un sereno Natale e Felice Anno Nuovo.

•Le invio i miei più sentiti Auguri di Buon Natale.

•La pace e la serenità del Natale vi accompagnino sempre

•E’ davvero di cuore che auguro a lei a alla sua famiglia un sereno Natale e un felice anno nuovo

•Con l'augurio che il Santo Natale vi porti, fra i doni sotto l'albero, infinita serenità. Buon Natale.

•Buon Natale a lei e alla sua famiglia. Con l'augurio di vivere serenamente ogni momento di questa splendida festa che riaccende il desiderio di condividere e donare.
Auguri di Natale divertenti e spiritosi
•Se qualcuno vestito di rosso ti rapisce e ti chiude dentro a un sacco non preocuparti... probabilmente qualcuno ha chiesto un tesoro a Babbo Natale!

•Non ho la barba e il vestito rosso, ma un dono te lo mando lo stesso. Buon Natale!

•Ti auguro un buon Natale, un felice periodo di festa e una serena ripresa del lavoro... il più tardi possible

•Questi auguri di Natale saranno completamente diversi da tutti quelli che riceverai... BUONA PASQUA!
Auguri di Natale sentimentali
•Buon Natale per ogni cosa che troverai sotto l'albero, per ogni sorriso che ti fara star bene, per ogni abbraccio che ti scalderà il cuore. Auguri!

•Quest'anno il mio Natale sarà ancora più bello, perché ho conosciuto una persona veramente molto speciale.

•Tanti teneri e "coccolosi" auguri al mio amore per un Natale meraviglioso!

•Stamane ho incontrato un angelo e mi ha chiesto: Qual'è il tuo desiderio per oggi? Gli ho detto: abbi cura della persona che leggerà questo messaggio. Auguri.

•Mi piace pensare che il Natale riesca a cancellare le incomprensioni, l'indifferenza, la cattiveria che purtroppo caratterizzano la vita di molti, lasciando posto ad una grande apertura di cuore.
Auguri di Natale per un amico
•Tanti Auguri di Buon Natale a te e a tutta la famiglia; grazie di essermi amico e di essere sempre presente quando serve.

•Tantissimi Auguri di Buone Feste a te e alla tua famiglia! Con sincera amicizia.

Auguri di Natale per ufficio, lavoro, aziendali
•Colgo l'occasione delle prossime feste di Natale e della fine dell'anno per esprimerLe tutta la mia gratitudine per quanto ha fatto per noi.

•La prego di accettare questo ricordo in segno della stima che ho per Lei.

•Molto grata per l'aiuto che mi ha dato a prendere la giusta decisione, voglia accettare i miei più vivi auguri per le prossime Feste.

•Auguri di serene festività, di felicità e pace.

Auguri di Natale per persone che non si sentono da tempo
•Anche quest'anno Natale è arrivato e molte cose sono cambiate. Anche se non ci si vede più tanto spesso, voglio che tu sappia che la nostra amicizia è rimasta immutata per me, e spero che lo sia altrettanto per te. Buon Natale!

•Sei sempre nei miei pensieri: ti auguro Buon Natale e un felicissimo Anno Nuovo.

•Buon Natale da chi non ti ha mai dimenticata.

Auguri di Natale dopo un periodo sfortunato
•Auguriamo a voi tante belle cose, sperando che l'anno che verrà sarà migliore di tutti quelli già trascorsi.

•Ti mando i miei più sentiti Auguri di Buon Natale, sperando siano per te di conforto e consolazione.

•Ti invio i più sinceri auguri di Natale. Spero che con l'aiuto del Signore tutto si sistemi al più presto . Ti sono sempre vicino.

•Tantissimi auguri: che il Natale possa portare nella vostra casa armonia, pace e serenità.