Con l’arrivo della stagione fredda si ricomincia con il tran tran di raffreddori e altre infezioni respiratorie. Pare non si faccia in tempo a finire con una malattia che ne comincia un’altra, almeno fino a primavera. È un fenomeno normale nei bambini, soprattutto prima dei sei anni. “Più i bambini sono piccoli, più è facile che si ammalino, perché sono ancora ‘vergini’ da un punto di vista immunologico, vale a dire non conoscono ancora i vari agenti infettivi e appena ne vengono a contatto ne restano contagiati” dice Maurizio de Martino, Direttore del Dipartimento di Pediatria Internistica Ospedale Pediatrico Anna Meyer, Università di Firenze. Ci sono bambini che, esposti agli stessi fattori di rischio di altri coetanei, vanno incontro più facilmente ad infezioni alle alte e basse vie respiratorie, ossia, per usare l’espressione medica, a infezioni respiratorie ricorrenti (la sigla è IRR), che comprendono raffreddori, tonsilliti, otiti, faringiti, bronchiti e broncopolmoniti. A volte arriva anche la febbre. È un fenomeno che riguarda circa il 6% dei bambini in età prescolare e comincia ad attenuarsi a partire dai 4-6 anni, man mano che il sistema immunitario matura e comincia a formarsi un suo ‘bagaglio di esperienze’. Perché alcuni bambini si ammalano più di altri? I fattori possono essere: Un sistema immunitario più ‘lento’. Ogni bambino ha tempi di maturazione individuali del sistema immunitario ed alcuni possono avere un sistema di difesa più ‘lento’ rispetto ad altri coetanei; una questione ereditaria. Se uno dei genitori da piccolo era solito ammalarsi di frequente, è più probabile che anche il figlio abbia la stessa tendenza; l’ingresso precoce all’asilo nido. È il luogo dove si concentra un gran numero gi germi, in una fase in cui il bambino non è ancora ben pronto a contrastarli; l’esposizione al fumo passivo. Il fumo blocca i meccanismi di protezione delle vie aeree e rende più vulnerabili alle infezioni; A questi si aggiungono fattori minori, come vivere in un posto inquinato o avere il caminetto in casa: “La combustione della legna produce biossido di azoto ed anidride solforosa che, specie in bambini di per sé più deboli, diminuiscono le difese delle vie aeree” commenta il pediatra. Quali sono le regole di prevenzione per raffreddore e malanni di stagione? Abituare il bambino a lavarsi le mani più volte al giorno e soprattutto prima di mangiare. Ritardare se possibile l’ingresso al nido, o scegliere micronidi o nidi in famiglia, frequentati da un minor numero di bambini. È vero che se la mamma deve tornare al lavoro è una soluzione difficile da adottare, ma è pur vero che un bambino che si ammala spesso è costretto a restare tanti giorni a casa, con tutte le difficoltà organizzative – ed economiche - che ne conseguono. Evitare l’esposizione al fumo e all’inquinamento. Se non è possibile andare a vivere in campagna, è almeno possibile evitare di fumare in presenza del bambino o di farlo soggiornare dove si fuma, di usare il caminetto in casa o di uscire a passeggio nelle ore di maggior traffico. Allattare al seno. Allattare il bambino al seno contribuisce a uno sviluppo di migliori difese immunitarie. Curare l’alimentazione. Se il bambino è già svezzato, è importante assicurargli un’alimentazione equilibrata e variegata, che comprenda tutti i nutrienti e le sostanze antiossidanti che si possono trovare soprattutto in frutta e verdura. Integratori: non servono, se non vi sono carenze. Superflui invece gli integratori, a meno che non vi siano specifiche ed accertate carenze di determinate sostanze. Evitare un uso intensivo del ciuccio. Si è visto che un uso continuativo del ciuccio può favorire l’insorgenza di otiti: “Il meccanismo non è ancora chiarito, ma si ipotizza che la suzione prolungata favorisca il reflusso di secrezioni nasofaringee all’interno della tuba di Eustachio” dice Claudio Profeti, neonatologo presso l’Ospedale Pediatrico Anna Meyer, Azienda Ospedaliera Universitaria di Firenze. Immunostimolanti: non servono. Gli immunostimolanti contengono estratti di batteri responsabili delle infezioni che, come una sorta di vaccino, dovrebbero sollecitare la risposta immunitaria e renderla più resistente di fronte agli attacchi delle infezioni. “Sulla loro efficacia i pareri della comunità scientifica sono discordanti, inoltre i bambini con infezioni ricorrenti non sono immunodeficienti, quindi non hanno bisogno di sostanze immunostimolanti” è il commento di Mautrizio de Martino. Quali sono le buone pratiche da seguire quando il bambino ha il raffreddore o altre malattie respiratorie? Fare lavaggi nasali. Servono per liberare il naso dal muco, che impedisce al bambino di respirare e di riposare bene. Il metodo più semplice è iniettare della soluzione fisiologica (o una soluzione ‘casalinga’ al 90% di acqua e 10 % di sale) nelle narici con una siringa senza ago. Fare aerosol, sempre con la sola soluzione fisiologica, dal momento che il vapore fluidifica il muco. Umidificare gli ambienti, l’aiuto di un umidificatore (ma senza aggiungere sostanze balsamiche, che potrebbero irritare!) o più semplicemente stendendo sui radiatori teli di spugna bagnati e strizzati. Dare da bere in abbondanza, perché i liquidi fluidificano il muco. Aggiungere un cuscino sotto il materasso. Far dormire il bambino con la testa un po’ più sollevata rispetto al solito lo aiuta a far defluire le secrezioni e respirare meglio durante il sonno. Non dare medicinali di propria iniziativa, senza aver prima interpellato il pediatra. Quando bisogna rivolgersi al pediatra? sopraggiunge febbre elevata, che non passa dopo 2-3 giorni; si notano persistenti secrezioni purulente giallo-verdognole; il bambino è particolarmente inappetente e lamentoso; si ha l’impressione che il bambino avverta mal d’orecchie; il piccolo ha meno di 3 mesi di vita.
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