LOURDES - Ora i miracolati sono 68. L’ultimo entrato a far parte della lista si chiama Serge Francois ed è un artigiano francese in pensione. L’uomo aveva perso l'uso della gamba sinistra, semiparalizzata dopo due operazioni e soffriva di dolori che solo le iniezioni di morfina riuscivano a calmare. Il 12 aprile del 2002 nella grotta di Lourdes, dopo aver pregato e bevuto l'acqua, Serge sentì «un dolore così lancinante che credevo di morire», racconta. Poi «la gamba che mi faceva tanto soffrire e che era sempre fredda si è riscaldata». Tanto che poi, per «rendere grazie», è andato in pellegrinaggio a Santiago di Compostela: 1.570 chilometri, e a piedi. Ieri il suo vescovo, Emmanuel Delmas, medico di formazione, ha solennemente riconosciuto il carattere «remarquable» della guarigione, senza parlare di «miracolo». «Ma per me non c'è dubbio - spiega monsignor Delmas al Figaro – avrei potuto usare il termine "miracolo". Tutto permetterebbe di farlo, ma mi sembrerebbe un po' presuntuoso». L'eufemismo del prelato si spiega con le prudentissime regole della Chiesa in materia di guarigioni, irrigidite nel 2006. La prima regola è la visita da parte dell'équipe medica di Lourdes, per due anni diretta da un italoamericano, Alessandro de Franciscis, che ha esaminato 38 casi nel 2009 e 33 nel 2010. La commissione prende in considerazione il dossier clinico, ordina nuovi esami e lascia passare altro tempo, perché la guarigione dev’essere «permanente». Poi, se tutto risulta convincente, dichiara una «guarigione constatata». Occorrono poi altre due indagini. Una è scientifica, con gli esami di due collegi medici - il secondo internazionale - che si riunisce a Lourdes una volta all'anno. L'altra è religiosa, effettuata da una commissione diocesana presieduta dal vescovo del «miracolato», che esamina gli aspetti spirituali della guarigione e del guarito. Se anche questa è d’accordo, la guarigione è «confermata», come nel caso dell’artigiano di Angers. Ora manca la terza tappa: la «guarigione ratificata», l’unica che, secondo il diritto canonico, permette di parlare di «miracolo».
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